Kiyomi Yoshida - Eat's di Milano

Kiyomi Yoshida - Eat's di Milano

Sommelier al lavoro
di Giordana Talamona
25 marzo 2013

Da bambina giocava tra i fiori. Quando sbocciavano quelli del Kinmokusei, un albero simile all’olivo - ricorda - ne coglieva i boccioli, dall’intenso profumo, e se li metteva tra i capelli, là nella sua terra, il Giappone. Quei profumi del Sol Levante, oggi, fanno la storia e la forza di Kiyomi Yoshida, la sommelier di Eat’s, il concept store dell’Excelsior, sito nella bella cornice milanese della Galleria del Corso.

Kiomi YoshidaIl respiro internazionale della sua cultura, i suoi viaggi in giro per il mondo e la passione per l’Italia fanno di Kiyomi una professionista completa, che sa sorprendersi ancora per le sfumature di un vino che, talvolta, le riportano alla mente le sue origini. “Devo continuare a studiare, - dice con convinzione, - il mondo del vino è immenso”, nonostante la sua preparazione e l’assidua collaborazione con la delegazione di Milano, le consentirebbe qualche certezza in più, rispetto a molti altri. Ma Kiyomi sa stupire anche per questo, incarnando quelle caratteristiche di umiltà, forza e saggezza che hanno reso grande, il fiero popolo giapponese.

Quando è nata la passione per l’Italia?

Circa venticinque anni fa, quando in Giappone furono aperti i primi ristoranti italiani che soppiantarono quelli francesi: era iniziata la moda del “made in Italy”. Cominciai ad apprezzarne la cultura, il cibo e il vino al punto che, quel capodanno, decisi di visitare Firenze.

Quando si trasferì definitivamente?

Una decina d’anni fa. Per un periodo feci la giornalista, finché mi fu chiaro che avrei dovuto cercare un’altra strada professionale che coniugasse le mie passioni per il food and beverage.

Per questo è diventata sommelier?

Sì. Avevo degli amici che parlavano di vino senza cognizione di causa, mentre io avrei voluto farlo conoscendo approfonditamente la materia. Allora, eravamo nel 2003, ero ancora indecisa se fare la chef o la sommelier, ma quando iniziai il primo corso a Milano non ebbi alcun dubbio: quella sarebbe stata la mia strada.

Il fatto di essere una sommelier giapponese, dà un valore aggiunto al suo lavoro?

Credo che l’approccio sia diverso da quello di un italiano. È strano, perché quando degusto un vino tutto sembra sempre nuovo ed emozionante per me. Sono cresciuta in un’altra cultura, ho studiato in Giappone, vivendo per molti anni a Tokio, quindi la mia sensibilità è decisamente differente.

Questo in cosa si traduce?

Da una parte ho una visione più ampia, che viene da tutte le esperienze che ho fatto, dall’altra ho bisogno di studiare di più, perché vengo da una cultura diversa e il mondo del vino è immenso.

Nella degustazione, cambia qualcosa?

Sento dei profumi che, naturalmente, per un italiano sono insoliti.

Per esempio?

Mettendo al naso un Pedro Ximenez sento il Gohandesuyo, il profumo di un’alga condita che si usa nella cucina giapponese, oppure in alcuni bianchi spesso sento il profumo dei fiori del Kinmokusei, una pianta che da noi è molto caratteristica.

Se dovesse spiegare il vino italiano a un giapponese, cosa direbbe?

Che in Italia ci sono moltissimi vitigni autoctoni dalle diverse caratteristiche, che si possono abbinare alla cucina territoriale italiana.

Lei ha lavorato con tre “Migliori Sommelier d’Italia”. Ha carpito da loro qualche segreto?

Sono una persona che fa molte domande, che ama confrontarsi e imparare più che può. Da ognuno di loro, dunque, ho colto la parte migliore della loro professionalità.

Ci può fare qualche esempio?

A Federico Graziani (Miglior Sommelier d’Italia 1998, ndr), ho visto fare alcune tra le decantazioni più belle della mia vita: elegantissime, senza alcuna sbavatura. Fabio Scarpitti (Miglior Sommelier d’Italia 2000, ndr), è meraviglioso perché sa anticipare i desideri e le aspettative dei clienti, mentre Luisito Perazzo (Miglior Sommelier d’Italia 2005, ndr) è stato un ottimo insegnante per me. Quando avevo dei dubbi su una zona vitivinicola, me la spiegava a menadito, senza tralasciare i vitigni meno noti.

Per finire, cosa ama di più del suo lavoro?

Sono felice quando un cliente è soddisfatto e torna nuovamente da me per un consiglio. Ricordo che un cliente francese decise di ringraziarmi portandomi un libro sul vino, in lingua giapponese. Mi riempì di gioia!

Chi è?

Kiyomi Yoshida è nata in Giappone. E’ laureata in Letteratura Inglese alla Hosei University di Tokio. Dal 1991 al 2001 fa la giornalista per “Caz”, “Junie” ed “Esse”. Nel 2001 si trasferisce in Italia. Nel 2003 diventa sommelier e, senza tralasciare l’attività di giornalista, comincia a lavorare in ristoranti ed enoteche di livello: “Il Luogo di Aimo e Nadia”, “La Dolce Vita”, “Osteria dei binari”. Ha collaborato anche con Stefano Sarfati, esperto di vini naturali. Attualmente lavora per il Eat’s, il concept store dell’Excelsior e collabora con la delegazione AIS Milano.

IL VINO LOMBARDO PREFERITO

Sfursat Docg Azienda Agricola Fay

EAT ’S

Galleria del Corso, 4 20122 - Milano

 

Foto di Miki Tanaka

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I commenti dei lettori

GABRIELLA GRASSULLO
08 aprile 2013 - 16 22
GABRIELLA GRASSULLO

Brava, ci siamo conosciute tanti anna fà sempre in servizio, non conoscevo questo talento quindi tanti complimenti.
Gabriella Grassulo

maurizio maggi
29 marzo 2013 - 11 49
maurizio maggi

Cara Kiyomi sinceri complimenti e auguri per la tua carriera professionale, e per come sei giunta fin qui. E grazie di ciò che esprimi quando al lavoro.
Maurizio Maggi