Grattamacco, un docufilm per celebrare i primi quarant’anni

Grattamacco, un docufilm per celebrare i primi quarant’anni

Attualità
di Alessandro Franceschini
02 ottobre 2025

Nel 1982 nasce uno dei vini simbolo della denominazione di Bolgheri. Nel documentario diretto dal regista Giuseppe Tufarulo la storia dell’azienda fondata da Piermario Meletti Cavallari e poi acquisita dall'imprenditore Claudio Tipa

«Avevo deciso di fare il mio vino. Girai per tre mesi in Toscana e volevo stare vicino al mare. Un giorno mi chiamò un mediatore di San Vincenzo e mi portò su un terreno in alto, in mezzo ai boschi. Capii subito che sarebbe stato il posto giusto». A raccontare all’interno di un cinema milanese come nacque, in un territorio poi diventato iconico, ma in tempi decisamente non sospetti, Grattamacco, una delle aziende simbolo di Bolgheri, è stato recentemente il suo fondatore Piermario Meletti Cavallari. L'occasione l'anniversario dei quarant'anni dalla prima vendemmia del vino più importante della tenuta, il Bolgheri Superiore, e della concomitante presentazione di un documentario che ne celebra la fondazione. 

Piermario Meletti Cavallari

All'origine di Grattamacco

Dopo aver creato un’enoteca con mescita a Bergamo Alta, vicino alla funicolare, frequentata assiduamente anche da Luigi Veronelli che poi diventerà amico di Meletti Cavallari, nasce l'idea, con spirito un po’ sessantottino, di cambiare vita, andare a vivere in campagna e rilevare l'attuale tenuta nel 1977, a Lungagnano, località di Castagneto Carducci. Le prime sperimentali bottiglie arriveranno due anni dopo, ma bisogna aspettare il 1982 per cominciare a fare sul serio e debuttare sul mercato con l'unica dicitura possibile in quel momento, “Vino da Tavola”, in assenza di una denominazione.

Il docufilm, diretto da Giuseppe Tufarulo, autore di molte produzioni per Sky Arte e Prime Video e candidato ai David di Donatello 2020, prodotto da TapelessFilm e scritto da Gabriele Scotti, ripercorre per circa 15 minuti la storia e l'evoluzione sino ad oggi di questa tenuta attraverso le testimonianze non solo del suo fondatore, ma anche di tutti coloro che hanno avuto un ruolo centrale nella storia di Grattamacco, a partire naturalmente da Claudio Tipa, imprenditore e attuale proprietario che nel 2002 ne ha rilevato la proprietà e tuttora la conduce all’interno del suo Gruppo che comprende anche Castello ColleMassari, Poggio di Sotto e Tenuta San Giorgio.   

L'arrivo di Claudio Tipa nel segno della continuità

Come afferma Meletti Cavallari in una scena del documentario, poi evidenziata anche davanti alla platea accorsa al Palazzo del Cinema Anteo di Milano, l’arrivo di Tipa non stravolse l’impostazione iniziale dei vini di Grattamacco, che invece hanno mantenuto negli anni quella filosofia votata a una gestione essenziale, a partire dalle pratiche di cantina, che prevedevano, e prevedono tuttora, fermentazioni spontanee in tini troncoconici di rovere aperti, senza controllo della temperatura, follature manuali e macerazioni lente.

Nel documentario si avvicendano i racconti dello storico enologo di Grattamacco, Maurizio Castelli, nonché del professor Attilio Scienza, autore della prima zonazione a Bolgheri e di Luca Marrone, attuale direttore della tenuta, entrambi in sala insieme a Giuseppe Di Gioia, Ceo di ColleMassari.

Nelle parole dei protagonisti della storia emerge l’orgoglio di essere stati i primi ad avere avuto diverse intuizioni poi rivelatisi vincenti: la decisione di piantare vigneti sulle colline più alte di Bolgheri, in mezzo ai boschi, la valorizzazione del sangiovese insieme agli internazionali merlot e cabernet sauvignon, scelta non così scontata da queste parti, un blend che tuttora contraddistingue il Bolgheri Superiore. E ancora: la convinzione di puntare sul vermentino, il passaggio al biologico già negli anni ’90 ma, soprattutto, evento cruciale per tutto il territorio bolgherese, l’aver fatto da vero e proprio centro propulsore della nascita dell’attuale denominazione insieme a Michele Satta, Piero e Ludovico Antinori e Mario Incisa della Rocchetta.
Grattamacco sarà poi la prima cantina a imbottigliare un Bolgheri Rosso nel 1994, subito dopo la nascita del disciplinare.

Dopo il cambio di proprietà, non sono mancate altre innovazioni, come l’introduzione dell’alberello come forma di allevamento o la scelta di spingersi sempre più in altura con l’acquisto dei vigneti a Casavecchia. L’annata 2022 del Bolgheri Superiore, che accompagna l’uscita del docufilm e i festeggiamenti per questo anniversario, restituisce nel bicchiere i tratti fondamentali che lo hanno sempre contraddistinto: un naso balsamico, ricco di eleganti note di piccoli frutti e macchia mediterranea, un sorso dinamico, con una trama tannica dalla grana fine e di grande stoffa. 

«Tante cose sono successe per semplice fortuna» ha concluso con grande onestà Piermario Meletti Cavallari, intervistato dal giornalista Luciano Ferraro, firma del vino del Corriere della Sera, durante il dibattito seguito alla visione del documentario. Ma se, come dice il celebre detto latino, “la fortuna aiuta gli audaci”, Grattamacco ne è certamente un chiaro esempio.