Monsupello festeggia 130 anni e dà il via a un nuovo corso

Monsupello festeggia 130 anni e dà il via a un nuovo corso

Attualità
di Barbara Giglioli
27 marzo 2024

Al fianco di Pierangelo e Laura Boatti ora anche gli enologi Stefano Torre e Federico Fermini. In occasione dell’anniversario una nuova bottiglia speciale dedicata a Carlo Boatti.

«Non fate nulla senza passione, perché non solo non vi renderà felici, ma diventerà un dispiacere». Una lezione che chiunque dovrebbe tenere a mente per avviarsi sulla via della felicità, ma anche un bellissimo esordio quello scelto da Laura Boatti per dare il via alla conferenza stampa per i 130 anni di Monsupello, moderata dalla sommelier e giornalista Sara Missaglia. Ricordando il padre Carlo, all’Hotel Principe di Savoia a Milano, presenta insieme al fratello Pierangelo e ai loro enologi tutte le novità dell’azienda. 

«Papà non è stato solo un padre, ma anche un maestro», spiega emozionata per passare poi la parola al fratello che conferma: «Carlo Boatti era un uomo di straordinaria visione». Un abbraccio d’amore avvolge l’Azienda Agricola Monsupello, che quest’anno festeggia i 130 di storia. I due fratelli Boatti, insieme alla mamma Carla, portano avanti l’eredità del padre, Carlo Boatti, che nel 1959 iniziò il rinnovo di questa meravigliosa attività faro nel panorama vitivinicolo della Oltrepò Pavese. «Quello che abbiamo sempre voluto è tenere il profilo di una family company – spiega Laura –. Qui tutti chiamano mia madre “LaCarla” (tutto attaccato ndr.) o “la mamma”, c’è una bellissima armonia». 

Le novità in cantina e nella produzione

La storia di questa famiglia si intreccia con quella del territorio e dei vigneti di pinot nero, che rendono le loro bollicine conosciute non solo in Italia, ma anche all’estero. Per celebrare e andare oltre questo importante compleanno lo chef de cave, Pierangelo Boatti, avrà al suo fianco Stefano Torre, in azienda da tempo e ora nel ruolo di direttore enologo, e l’enologo Federico Fermini  «Ciò che ha caratterizzato questa azienda –  commenta Pierangelo – è il suo grande senso di dinamismo e la voglia di sperimentare, trovando un percorso sempre diverso e innovativo».Tra gli obiettivi c’è, infatti, anche la crescita della superficie vitata e lo sviluppo di un nuovo prodotto, uno spumante pinot nero 100% a testimonianza che questo resta il vitigno iconico per il territorio e per l’azienda.

Dai due ettari 2 vitati di un tempo ai 50 attuali, basse rese di uva/vino, sempre inferiori al 45%, vendemmia manuale in cassette da 18 kg: queste alcune delle caratteristiche dell’approccio in vigna da parte di Monsupello, nel quale spicca anche il progetto di sostenibilità ambientale portato avanti con il supporto dell’agronomo Giovanni Bigot. Tra le novità del 2024 ci sono anche i lavori in cantina, che renderanno Monsupello ancora più accogliente e ospitale per i visitatori. Perché a volte, per scoprire dei piccoli frammenti di paradiso, basta osservare con attenzione ciò che si ha intorno, innamorarsene e celebrarlo in tutta la sua bellezza. In occasione dell’anniversario dei 130 anni, infine, è stato scelto Podere La Borla per creare una speciale bottiglia celebrativa dedicata a Carlo Boatti.

“Sprigionato”, il progetto di accoglienza e sostenibilità

Il vino è ancora più emozionante se si scopre che riesce anche a fare del bene. Ed è proprio Laura Boatti, direttrice creativa, a essere animatrice del progetto “Sprigionato”, che ha visto l’azienda lavorare a stretto contatto con l’Associazione Terre di Mezzo, aiutando e coinvolgendo studenti e persone che vivono una condizione di detenzione nel supercarcere di Voghera. Nel 2023 hanno realizzato la prima vendemmia all’insegna della sostenibilità sociale. I vini oggi disponibili sono müller-thurgau e sauvignon e il progetto prosegue con la presenza in azienda di persone alle quali è stata data una seconda possibilità.

Ed è proprio quando sul palco della conferenza stampa salgono Don Pietro e Khalil Ullah, uno dei ragazzi detenuti nel carcere e che lavora in azienda, che l’emozione sale veloce come le bollicine in un bicchiere. “Il gigante buono”, lo chiama il sacerdote e basta osservare i suoi occhi per rendersi conto che è proprio così. «Grazie a Don Pietro e alla famiglia Boatti ho avuto una seconda possibilità. Chissà perché questa fortuna a me? Oggi, grazie a loro, posso mandare i miei figli a scuola in Pakistan. È la soddisfazione più grande».

Quando dietro un progetto vitivinicolo si scorge altro, ci si rende conto che il vino può essere molto di più. Può diventare legame, riscatto, sogno. Perché c’è sempre una seconda possibilità, una nuova strada che, in questo caso, può portare alla vigna della felicità.