Vino, olio e città sostenibili al centro della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio 2025

Vino, olio e città sostenibili al centro della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio 2025

Attualità
di Sara Missaglia
26 maggio 2025

Roma ha ospitato la XV edizione della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio, promossa da AIS con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e del Merito, del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste.

L’appuntamento si è tenuto nella Sala Aldo Moro del Ministero dell’Istruzione e del Merito e ha riunito studiosi, rappresentanti istituzionali, tecnici e studenti per riflettere su un tema attualissimo: “Vigne urbane, giovani e rigenerazione delle città”. In un momento in cui lo spazio agricolo sembra ridursi sotto la spinta della cementificazione, l’iniziativa ha messo al centro un interrogativo culturale e politico: è ancora possibile pensare al vino e all’olio come strumenti di futuro?

Agricoltura, identità e nuove generazioni

A dare il via ai lavori è stato il Presidente AIS Sandro Camilli, sottolineando l’impegno dell’Associazione nel diffondere la cultura enologica e oleicola ben oltre i confini del settore. Il vino e l’olio – ha ricordato – non sono semplici prodotti, ma espressioni complesse di territorio, storia e partecipazione. Hanno portato i saluti istituzionali anche i rappresentanti dei ministeri coinvolti. Un segnale politico chiaro: la cultura agroalimentare non è materia da convegni di nicchia, ma una chiave per comprendere e rigenerare il tessuto sociale e ambientale delle nostre città.

Tra vigne urbane e paesaggi da salvare

La tavola rotonda centrale è stata moderata dal giornalista Valerio Ceva Grimaldi Pisanelli di Pietracatella. Interessanti gli interventi del professor Ernesto Di Renzo (Università di Roma Tor Vergata), che ha offerto una lettura antropologica delle vigne e degli orti urbani come spazi di memoria, incontro e identità collettiva, e del professor Nicola Martinelli (Politecnico di Bari) ha affrontato invece il nodo del consumo di suolo in Italia, denunciando la crescente erosione delle superfici agricole a favore di uno sviluppo urbano spesso caotico e privo di visione.

Il paesaggio come bene comune

A portare uno sguardo particolarmente originale e innovativo è stato il professor Mauro Agnoletti (docente di Storia del paesaggio e Pianificazione forestale alla Scuola di Agraria dell'Università di Firenze ed titolare della Cattedra UNESCO sui paesaggi del patrimonio agricolo), tra i maggiori esperti di paesaggio rurale in Europa. Il suo intervento ha preso il via  da uno studio commissionato dal Comune di Firenze sull’evoluzione del paesaggio agricolo urbano. Attraverso l’analisi dei catasti storici dell’Ottocento, Agnoletti ha documentato come le superfici agricole all’interno del territorio comunale si siano drasticamente ridotte – da oltre 6.900 a circa 3.000 ettari – trasformando il volto della città. Non si è trattato di una semplice perdita di suolo, ha spiegato, ma di una trasformazione culturale. Quel paesaggio toscano fatto di seminativi promiscui, uliveti, viti e piccoli poderi – un modello di biodiversità “bioculturale” – è oggi un bene raro e fragile. Questa forma di agricoltura multifunzionale che va tutelata e protetta, ha creato nei secoli un paesaggio armonico, utile, di bellezza coinvolgente, che ha reso Firenze e i suoi dintorni celebri nel mondo. Non è un caso che il territorio fiorentino sia stato il primo in Europa a entrare nel Registro nazionale dei paesaggi rurali storici, strumento che riconosce il valore ambientale, economico e identitario di questi spazi. Per Agnoletti, investire sull’agricoltura periurbana significa rafforzare il legame tra città e campagna, promuovere sostenibilità e restituire senso ai luoghi in cui viviamo.

Vigneti urbani, esperienze da cui ripartire

A concludere la tavola rotonda è stato il dottor Nicola Purrello, presidente dell’Urban Vineyards Association (UVA) e che ha presentato l’Atlante mondiale delle Vigne Urbane e ha illustrato alcune esperienze virtuose in Italia e all’estero, come Praga, Zurigo e Londra, con ben 3 ettari di vigna urbana. Vigneti nati in aree urbane spesso complesse anche dal punto di vista sociale ma in grado di generare comunità, valorizzare il territorio e attrarre turismo consapevole. Esperienze “di confine”, ma con un potenziale enorme per il futuro delle città.

Premiare chi costruisce il domani

Nel corso dell’evento è stato consegnato il Premio AIS 2024 e annunciata la borsa di studio dedicata a cinque progetti premiati. Presenti il professor Giuseppe Baldassarre, membro del Comitato Tecnico Scientifico AIS, e Domenico Zonin dell’omonima cantina. Un riconoscimento concreto a chi sta investendo sul sapere e sulla formazione, oggi più che mai strategici. La chiusura del convegno è stata di Camillo Privitera, responsabile nazionale eventi AIS: la Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio non si limitata a celebrare due eccellenze italiane. È stata una lente d’ingrandimento su ciò che ci circonda, sulle trasformazioni del paesaggio e sul ruolo che giovani, comunità e istituzioni possono giocare nel rigenerarlo. Il messaggio che arriva da Roma è chiaro: la cultura del vino e dell’olio non è nostalgia, ma visione. Una visione che intreccia bellezza, sostenibilità e responsabilità. E che guarda al futuro.