Ubriachi di segni: come ci parla il vino

Ubriachi di segni: come ci parla il vino

Bloc-notes
di Céline Dissard Laroche
21 gennaio 2022

Il vino, si dice, “scioglie la lingua”, induce a raccontare, genera aperture percettive ed estetiche (se non addirittura estatiche), feconda la nascita di molteplici descrizioni colme di significati.

Tratto da Viniplus di Lombardia - N° 21 Novembre 2021

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Tuttavia, non siamo noi a parlare, è il vino che ci parla e si racconta. Un racconto fondato sull’affiorare di sbiadite memorie e incerte rêverie insieme a scintillanti nuove metafore e precise analisi scientifiche.
Con il suo nuovo libro “Il linguaggio del vino”, Francesco Annibali, giornalista e studioso di semiotica ci invita a considerare come, «alla pari del cinema, del teatro e di qualsiasi produzione culturale, il vino possiede, in realtà, un linguaggio proprio, attraverso il quale ci racconta storie, politiche, ideologie, sentimenti e interi sistemi culturali».

Occorre la consapevolezza che per parlare di vino, o meglio per costruire la realtà sociale e culturale del vino, serve la capacità di utilizzare non solo le parole appropriate ma un vero e proprio linguaggio, un dispositivo condiviso che aiuti a evitare autoreferenzialità costruendo un patrimonio di conoscenza collettiva. Nella prima parte del libro, un saggio dal taglio accademico chiaro e accurato, l’autore ci svela i principali strumenti della semiotica, gli elementi costitutivi, i meccanismi e le regole del linguaggio del vino, altrimenti destinati a restare, sia per i professionisti che per i neofiti, impliciti ed inconsapevoli. Applicandoli all’interpretazione del linguaggio della degustazione, impariamo a vedere il vino come un testo da leggere e da decodificare, a distinguere tra espressione e contenuto, tra testo e contesto, tra percezione e comunicazione. Con la seconda parte, l’autore ci conduce, passo dopo passo, ad analizzare il mondo del vino e a interpretarne il linguaggio nei vari e mutevoli contesti che lo caratterizzano, a partire dalle etichette, dalle bottiglie, e dai bicchieri.

Sono invece le metafore abituali, gli spostamenti semantici, le ritualità e le liturgie con le quali organizziamo il discorso sul vino a essere analizzate e destrutturate nella terza parte. Lo sguardo di Annibali, sempre intelligente e giustamente attraversato da un pensiero critico, definisce il linguaggio del vino come il risultato di un processo di costruzione della conoscenza, un’enciclopedia in continua evoluzione, un’esplosione di significati, un universo di possibili narrazioni. La lettura del libro di Annibali svela chiaramente le modalità con le quali il linguaggio del vino rende raccontabile l’esperienza ‒ altrimenti indicibile ‒ del vino. Il professionista del vino, l’appassionato, il neofita maturano la consapevolezza che il vino è certamente un testo da interpretare, ma è anche e soprattutto un pretesto per provare a confrontarci. A confrontarci con la straniante bellezza dei frammenti di storia, dei flussi di immagini, delle strabilianti metafore, dei contrasti e delle conferme, dei cangianti significati che, come in un caleidoscopio, possiamo condividere proprio grazie a un linguaggio del vino.

IL LINGUAGGIO DEL VINO
Francesco Annibali  
©Edizioni Ampelos
Maggio 2021
172 pagine
ISBN 978 88 31286 02 2
19 euro