Anteprime toscane: Chianti, Montepulciano e Montalcino sotto i riflettori

Anteprime toscane: Chianti, Montepulciano e Montalcino sotto i riflettori

Degustando
di Alessandro Franceschini
12 maggio 2008

In degustazione i millesimi 2005 e 2006 del Chianti Classico, il 2005 del Nobile di Montepulciano e il 2003 del Brunello di Montalcino. Spunti e riflessioni su 5 giorni dedicati a tre storiche denominazioni toscane...

Come ogni anno, tre fra le denominazioni più importanti, non solo per il panorama vitivinicolo toscano ed italiano, ma oramai, ed in modo preponderante scorrendo i dati relativi alle vendite, soprattutto per quello internazionale, si presentano con le nuove annate attraverso tre appuntamenti che coinvolgono un numeroso pubblico composto da giornalisti, operatori di settore e buyer internazionali, con presenze sempre più consistenti provenienti dalla Russia e dai paesi asiatici. Molti i vini in degustazione, in svariati casi prelevati dalla botte o, comunque, con poco tempo trascorso in bottiglia: handicap, quest’ultimo, non indifferente, considerando che stiamo parlando di vini che provengono da un vitigno come il sangiovese che, soprattutto in queste tre meravigliose aree toscane, ha bisogno di molto tempo per assestarsi ed equilibrarsi. Una settimana di fine febbraio all’insegna, quindi, della presentazione di vini che si apprestano poi all’importante giudizio dei consumatori finali, partita dalla Stazione Leopolda di Firenze (19 e 20), proseguita a Montepulciano (21 febbraio) e conclusasi a Montalcino, presso l’imponente Fortezza (22 e 23 febbraio).



Chianti Classico Collection

Nome inglese quest’anno e importanti presenze internazionali tra i giornalisti e soprattutto tra i buyers per degustare, provenienti da quel Chiantishire che è oramai diventato terra prediletta di molti turisti inglesi ed americani, le annate 2006 (circa 90 campioni), 2005 (70 campioni), 2004 (20 campioni) e alcune riserve 2006, 2005, 2004 e 2003. La conferma dell’internazionalità dei vini di questo lembo di terra tra Firenze e Siena viene anche dei numeri delle vendite del 2007: solo il 27% rimane in Italia, il restante 73% vola all’estero, con gli Stati Uniti a primeggiare con il 30% della quota di mercato. Partiamo, però, da un’affermazione che si legge nel comunicato stampa a firma Marco Pallanti (Direttore del Consorzio Chianti Classico): “Il vino, purtroppo, è una delle prime vittime dell’omologazione ed è oramai chiaro a tutti che la salvezza può giungere soltanto dall’unicità del nostro inimitabile territorio”. In poche parole, come poi lo stesso Pallanti afferma poco oltre, si tratta di valorizzare il più noto ed ampio di significati concetto di “terroir” che è stato, non a caso, anche il tema ispiratore del convegno che ha animato quest’anno a marzo il Gran Galà Viniplus 2008 presso Palazzo Trecchi a Cremona (vedi L’Arcante n°2). Come al solito sono poi i vini nel bicchiere a chiarire se gli auspici e le dichiarazioni trovano poi effettivo riscontro nei fatti e quest’anno le notizie sono decisamente confortanti.

Le annate 2006 e 2005 sono molto interessanti e complessivamente rispondenti alla voglia di far emergere le diverse microzone di cui è composta l’area del Chianti classico. Vini nel complesso di buona, se non ottima, in alcuni casi, fattura: rispetto dei caratteri varietali del vitigno di partenza, un uso non invasivo della botte, anche nel caso di quelle di piccole dimensioni, un approccio meno disinvolto rispetto agli anni passati dei cosiddetti vitigni migliorativi che il disciplinare consente di utilizzare fino al 20% nella composizione insieme al sangiovese (ci riferiamo ai vari merlot e cabernet). Insomma, il giudizio finale è sicuramente positivo e non sarebbero pochi i nomi dei produttori da segnalare, alcuni dei quali oramai una vera e propria certezza quando parliamo di aderenza al terroir di provenienza: Isole e Olena, San Giusto a Rantennano, Tenuta di Lilliano, Querciabella, Badia a Coltibuono, Fèlsina, Fontodi, Bibbiano, Castelli di Grevepesa (Clemente VII), I Fabbri (Terra di Lamole), Spadaio e Piecorto, San Felice, Massanera, Setriolo, Concadoro, Castello di Vicchiomaggio. Da segnalare con un particolare occhio di riguardo, almeno per chi scrive, due vere sorprese: Castellinuzza e Piuca, una piccola azienda con appena due ettari vitati in quel di Lamole, una frazione di Greve in Chianti, che ha proposto un millesimo 2006 non solo di ottima finezza aromatica e freschezza, ma anche dal prezzo molto competitivo (prezzo finale al pubblico a circa 7 euro). Infine un’ottima prestazione è arrivata anche dall’azienda Monteraponi, di Radda in Chianti, che, anche se con prezzi più importanti (14 euro) ha espresso un equilibrio complessivo davvero sorprendente.



Anteprima Vino Nobile di Montepulciano

La tensostruttura allestita nella incantevole Piazza Grande di Montepulciano ha ospitato i campioni delle 34 aziende che hanno partecipato a questa edizione dedicata all’anteprima

del vino poliziano, in attesa della ristrutturazione dei bei locali della Fortezza.

Se volessimo sintetizzare i risultati delle degustazioni che hanno visto l’attenzione rivolgersi soprattutto sull’annata 2005, a breve in commercio, potremmo affermare: mercato alle stelle, ma dubbi sull’identità. Partiamo dai numeri, che quest’anno sono realmente da capogiro: 8.008.027 di fascette per il Nobile (+36,4% rispetto al 2006) e 3.169.493 per la Doc (+63,2% rispetto al 2006) con la voce dell’export che domina incontrastata (60%) con in testa paesi come Germania, Svizzera ed Austria, specchio fedele, d’altronde, del turismo locale. Oltre agli Stati Uniti (12%) è interessante notare come i cosiddetti “nuovi mercati” (Canada, Giappone e India) stiano dedicando sempre più attenzione a questa storica denominazione con quote sempre maggiori (6%). I dubbi, invece, riguardano l’andamento complessivo dei vini presentati, specie del millesimo 2005, che seppur ancora “in fasce” considerando o il poco tempo passato in bottiglia o il prelievo dalla botte, hanno fatto storcere il naso a non pochi dei presenti. Vini in molti, troppi casi, difficili da identificare con un quadro aromatico fresco, fine, con una definizione viva di prugne e ciliegie o con tannini ancora esuberanti, vista la gioventù, ma comunque puliti e di giusta aggressività. Sarà per quel 20% di vitigni autorizzati, oltre al sangiovese (localmente prugnolo gentile) che possono incidere non poco, se utilizzati, sul profilo complessivo, specie se rispondono al nome di merlot, cabernet o syrah; sarà per un uso ancora troppo disinvolto dell’affinamento nel legno o per una volontà di estrazione della massa colorante e dei profumi quasi in forma marmellatosa che a volte rasenta la stucchevolezza, ma il quadro complessivo non è stato certamente né esaltante, né confortante. Boscarelli, Torcalvano Gracciano, Poggio alla Sala, Godiolo, Le Casalte, Tenuta di Gracciano della Seta, Avignonesi e Contucci, i campioni che ci hanno convinto in modo completo. Da segnalare, in questo caso, non solo per il millesimo 2005, ma anche quelli passati, a partire dal caldo, ma in questo caso equilibrato, 2003, i vini di una produttrice che non ha partecipato all’anteprima, ma che abbiamo comunque avuto il piacere di poter testare direttamente in cantina: Susanna Crociani.



Benvenuto Brunello

Mentre, alla presenza di autorità ed illustri ospiti (per esempio l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, sponsor della kermesse) l’annata 2007 appena trascorsa veniva proclamata outstanding (5 stelle ed andrà in commercio nel 2012), all’interno della grande tensostruttura allestita tra le mura della maestosa Fortezza che domina Montalcino, è stato il millesimo 2003 (giudicato con 4 stelle, quindi eccellente) a dominare la scena per ben 4 giorni attraverso 153 campioni, abbondantemente più che sufficienti per poter fare una prima ricognizione di questa controversa annata.

Sappiamo oramai bene delle vicissitudini di un’annata torrida come il 2003 ed anche a Montalcino i problemi in vigna, che coinvolsero molti vignaioli in Italia, non sono stati da meno. Le aspettative, però, erano comunque più che discrete, se non buone, un po’ per il blasone della denominazione, per il fascino, non solo di facciata, che il Brunello giustamente riscuote, un po’ perché il giudizio che il Consorzio a suo tempo aveva dato, non era stato certo negativo, come invece era accaduto per il 2002 (2 stelle). Il responso del bicchiere non è invece stato di quelli da ricordare: vini in moltissimi casi già pronti, che certo non lasciano intravedere longevità importanti, se non da primato, come solitamente ci si aspetterebbe dal sangiovese che cresce da queste parti. Le perplessità maggiori sono arrivate non tanto e solo dall’aspetto olfattivo (profumi di frutta troppo matura

e rarissime sfumature floreali) quanto da quello prettamente gustativo ed in particolar

modo dalla componente tannica: verdi, aggressivi e sgraziati, oppure, in aggiunta anche asciuganti e polverosi, se a questo si è unito un deciso affinamento in legni piccoli, che, come invece ci si aspetterebbe, più che ammorbidire il vino, ha aggiunto ancor più tannini a quelli già presenti. Spesso, però, annate controverse e difficili come questa sono un modo per avere conferme da chi ha la fortuna di possedere vigne in posizioni decisamente favorevoli oppure per sondare la mano, soprattutto in vigna, di quei produttori che riescono spesso ad interpretare in modo magistrale un’annata ed a proporre vini sempre di bell’equilibrio e sostanza. Ci piace sottolineare, quindi, le belle prestazioni dei vini di Marchesato degli Aleramici, Mastrojanni, Pecci Celestino, Pinino, Quercecchio, San Lorenzo, Siro Pacenti, Tenuta di Collosorbo, Tenuta le Potazzine, Villa a Tolli, Gianni Brunelli – Le Chiuse di sotto, Ciacci Piccolomini d’Aragona, Il Colle, La Campana, Uccelliera. Non erano presenti all’anteprima fuoriclasse del calibro di Tenuta Case Basse di Gianfranco Soldera, Biondi Santi, Poggio di Sotto, Salicutti o Salvioni. Per chiudere: note più che positive, invece, dal fratellino minore del Brunello, il Rosso di Montalcino 2006: freschi, equilibrati con profumi splendidamente varietali, hanno dato una bella prova convincente e lasciano sperare che anche il Brunello, di questa stessa annata, probabilmente saprà regalare belle emozioni.

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