Damilano, il futuro ha il colore del Barolo
Degustando
di Sara Missaglia
29 ottobre 2025
Da Casa Cipriani Milano, la storica famiglia delle Langhe presenta le nuove annate e le nuove generazioni. Un viaggio nei cru simbolo di un territorio, tra eleganza, energia e visione.
C’è un momento, nel mondo del vino, in cui la continuità si fa emozione. È successo a Milano, nelle sale eleganti di Casa Cipriani, dove la famiglia Damilano ha presentato le nuove annate dei suoi Barolo e, soprattutto, le nuove generazioni: Chiara e Alice, figlia e nipote dei cugini Paolo e Guido. Un passaggio di testimone che racconta fiducia, energia e futuro, sotto il segno della continuità. L’evento, organizzato in abbinamento a un pranzo dal menu autunnale e territoriale, ha visto protagonisti Guido Damilano, Luca Giordana, sommelier, degustatore e relatore AIS, con Paolo Damilano, Amministratore Delegato del Gruppo. La 2021, annata madre dei vini in degustazione (con l’eccezione di Liste 2020 e Cannubi Riserva 1752 millesimo 2018), è stata unanimemente definita come «una delle migliori degli ultimi dieci anni», al pari di 2010 e 2016: un anno di equilibrio, con maturazioni fenoliche perfette e un’eccezionale espressività del nebbiolo. E se è vero che l’eleganza è fatta di dettagli, sono le sfumature di questi vini a dare un tocco impressionista al pranzo con pennellate di colore e sentimento.

Barolo DOCG Raviole 2021 – Grinzane Cavour
Quattro ettari di vigneto a corpo unico con vista sul castello di Grinzane Cavour. Un cru recente per la famiglia Damilano, ma già in grado di conquistare per il suo carattere immediato e piacevole. «Un Barolo godibile da subito», spiega Luca Giordana. «che entusiasma per la freschezza, il frutto, la parte balsamica e vegetale. È il vino che può far innamorare anche chi non si è mai avvicinato al Barolo». Nel bicchiere si apre con profumi nitidi di ciliegia, rosa e liquirizia, una bocca agile e succosa, tannini levigati e finale fresco. Questo vino testimonia che il Barolo è un vino da bere, accattivante, che riconcilia chi lo assaggia con l’idea complessa e talvolta respingente di un Barolo sontuoso e opulento: in questo caso il calice è agile, scattante e croccante. Vibrante.
Barolo DOCG Brunate 2021 – La Morra
Un cru iconico delle Langhe, riconoscibile anche per la piccola chiesetta colorata firmata dagli artisti Sol LeWitt e Tremlett. «Brunate è potenza, complessità, forza e muscolarità», racconta Guido Damilano. «È un Barolo ricco, tradizionalista, affinato in botte grande: per questo vino non usiamo legno piccolo». Rappresenta la grandezza del terroir con la sua ricchezza di frutto, la sua profondità e le sue note di corteccia e di humus. È un vino molto più profondo e stratificato rispetto al precedente, con un finale lungo, balsamico, mentolato e avvolgente: l’espressione autentica di un grande Barolo. Imponente.
Barolo DOCG Cerequio 2021 – La Morra
Cerequio è l’altro volto della finezza: cru confinante con Brunate, ma radicalmente diverso per espressione e stile. È più discreto e aggraziato rispetto al Brunate, caratterizzato da grande eleganza, dalla perfetta espressione del frutto in presenza di un’acidità viva e da un importante tratto floreale. Nel bicchiere rivela un nebbiolo sottile, teso e profondo, dove la componente fruttata si intreccia a note di sottobosco e radice. «Due vigne una accanto all’altra – commenta Giordana – eppure due mondi completamente differenti.» Cerequio esprime carattere, armonia e una finezza che conquista. Raffinato.
Barolo DOCG Liste 2020 – Barolo
Un’annata in più di affinamento per addomesticare la forza di questo cru storico, di proprietà della famiglia Damilano dal 1935. Liste è un Barolo profondo, con un tannino più marcato, che si avvicina per struttura e verticalità ai Barolo di Serralunga. È il vino della solidità e della tradizione, austero, minerale, dal passo lento ma inesorabile. Se Raviole rappresenta il volto più fresco e immediato, Liste per certi versi ne è l’opposto: rigoroso, severo, di grande concentrazione. Solenne.
Barolo DOCG Cannubi 2021 – Barolo
Il Cannubi resta il cuore pulsante della storia Damilano. «È il Grand Cru dei Grand Cru» – scherza Luca Giordana – «il vino che piace a tutti, in ogni annata.» La 2021 conferma l’equilibrio perfetto tra struttura e finezza, potenza e grazia. Nel bicchiere il frutto è nobile, la tessitura elegante, il tannino dolce e vellutato. È il Barolo della classicità più pura, in grado di essere immediatamente seducente, ma anche di promettere longevità. Il Cannubi affronta il tempo con lo sguardo fermo di chi sa di poterlo sfidare, con quella consapevolezza matura e struggente di chi non cederà facilmente. La sua grandezza risiede nella fedeltà alla propria identità, capace però di evolversi senza mai tradirsi. Tra i Barolo, il Cannubi appartiene a una categoria a parte: raffinato, equilibrato, profondamente elegante. Riesce a tradurre con grazia il suolo di calcare e argilla, esprimendo ogni annata con rispetto e misura, senza mai imporsi sul territorio. Ad ogni sorso sembra mormorare la sua unicità, con un finale che resta impresso nella memoria. È una poesia sensoriale: ipnotica, seducente, armoniosa. Un vino che non si limita a piacere, ma che consola, avvolge e fa bene all’anima. Elegante.
Barolo DOCG Cannubi Riserva “1752” 2018
È il tributo più alto alla storia della famiglia e del cru. Le vigne da cui nasce risalgono all’impianto originale voluto ai tempi del bisnonno Giacomo. Invecchia cinque anni in botte e due in bottiglia, e prende il nome dalla più antica bottiglia di Barolo Cannubi mai rinvenuta, datata appunto 1752. «Uno come una sola vigna, sette come gli anni di affinamento, cinque e due come i tempi in botte e bottiglia» spiega con emozione Alice Damilano. È un vino monumentale: profondo, complesso, con una trama tannica aristocratica e un finale che si allunga all’infinito. Un inno alla collina di Cannubi e al tempo. Maestoso.
I vini si sono abbinati perfettamente al menu proposto da Casa Cipriani: vitello tonnato e carpaccio di carne, risotto allo zafferano, brasato di manzo al Barolo Lecinquevigne. Un percorso gastronomico e sensoriale in cui ogni piatto ha trovato nel calice la sua eco naturale, come incontro tra la cucina d’autore e l’anima profonda delle Langhe.
Famiglia, futuro e visione
Oltre alla qualità dei vini, l’evento ha raccontato un nuovo capitolo della visione Damilano. Chiara e Alice hanno parlato di comunicazione, esperienza e inclusività come parole chiave per la prossima generazione del vino: «Vogliamo avvicinare i giovani al mondo del Barolo, renderlo più accessibile e più vivo», ha spiegato Chiara. «Il futuro del vino passa dalla passione e dalla semplicità». Un futuro che parte dal rispetto dei luoghi, dalla valorizzazione dei cru storici e da una visione aperta al mondo. Damilano resta una delle famiglie simbolo delle Langhe, ma anche un modello di come la storia possa mutare ed evolvere, senza perdere la propria anima.
