Il Brunello, ovvero la levità disincantata del sangiovese grosso

Il Brunello, ovvero la levità disincantata del sangiovese grosso

Degustando
di Giovanni Bordin
20 ottobre 2022

Il Brunello di Montalcino, uno dei vini simbolo della vitivinicoltura italiana, attraverso il percorso presentato da Artur Vaso a Enozioni a Milano 2022.

Il paese di Montalcino gode di tanta tranquillità, un luogo quasi “fuori dal mondo”, un territorio a forma di panettone dove le vigne sono piantate su tutti i lati della collina e il cui clima è condizionato positivamente dal monte Amiata, l’antico vulcano della Toscana. Un paesaggio agricolo di grande storia e bellezza che, dal 2004, è iscritto dall’UNESCO nel Patrimonio dell’Umanità. Qui, grandi e famosi nomi producono un vino apprezzato in ogni angolo del pianeta.

La collina su cui si trova Montalcino era abitata probabilmente già in epoca etrusca e la vocazione del territorio a produrre vini è nota da almeno duemila anni, attestata anche dai numerosi ritrovamenti archeologici. Secondo il bolognese Leandro Alberti (1550 – 1631), storico, filosofo e teologo italiano, Montalcino era «molto nominato per li buoni vini che si cavano da quelli ameni colli», mentre il poeta Charles Thompson, nel 1744, scrisse che «Montalcino non è molto famosa eccetto per la bontà dei suoi vini».

Artur VasoArtur Vaso, che ha condotto la masterclass di Enozioni a Milano 2022, precisa che a Montalcino il vino non è sempre stato di colore rosso. Infatti, il vino che rese famoso Montalcino nei secoli fu il Moscadello, un gradevole bianco prodotto anche in versione dolce e passito. Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, apprezzava le caratteristiche del Moscadello per il suo aspetto dorato, amabile e piacevole senza tuttavia essere eccessivamente dolce.

Montalcino vanta una variabilità pedologica e climatica fuori dal comune con terreni in prevalenza composti da depositi dell’era terziaria, arenarie e argille depositate dal ritiro del mare, con la peculiarità che si possono identificare tre fasce altimetriche parallele di sensibile variabilità nelle caratteristiche aromatiche dei vini ivi prodotti.

Il Brunello di Montalcino è un vino nato quasi per caso. Nel 1800 alcuni agricoltori montalcinesi iniziarono a sperimentare la produzione di un vino rosso con le uve tradizionalmente coltivate nella zona. La vite si chiamava Brunello o Brunellino e solo verso la metà dell’Ottocento venne identificata come una varietà del sangiovese. Fra il 1865 e il 1869, gli anni dell’Unità d’Italia, i tentativi di vinificare l’uva di Brunello si intensificarono giungendo a ottimi risultati.

La data più importante per questo vino è il 1888, anno in cui Ferruccio Biondi Santiimbottigliò per la prima volta il Brunello. Nella dinastia Biondi Santi un altro personaggio di spicco e degno di nota è Tancredi, allievo del prof. Dalmasso alla scuola di Conegliano, che divenne Ambasciatore di Montalcino e dei suoi vini. L’etichetta ancora in uso per le bottiglie di Brunello di Montalcino Biondi Santi fu disegnata proprio da Tancredi. Nel 1927 iniziò la pratica della ricolmatura delle bottiglie, partendo dalle riserve 1888 e 1889, con l’ultimo atto compiuto nel marzo del 1970 alla presenza di Mario Soldati, Luigi Veronelli e Paolo Maccherini.

Il vitigno sangiovese ha la capacità di sentire il territorio e di manifestarsi attraverso di esso, ma non tutte le zone sono in grado di esprimere un sangiovese in purezza come invece fa Montalcino con il biotipo sangiovese grosso.

La degustazione

Brunello di Montalcino DOCG 2013 - Conti Costanti
I Conti Costanti compaiono nella storia di Montalcino con le epiche vicende che portarono alla creazione della Repubblica di Siena nell’anno 1555. Nel 1983, Andrea Costanti eredita uno dei pochissimi marchi di valore assoluto a Montalcino. Azienda di 25 ettari di cui 10 coperti dai vigneti, le vigne hanno un’età variabile dai 6 ai 25 anni. Recentemente sono stati impiantati 3 ettari di merlot e cabernet.

Il 2013 è stata un’annata calda un po’ dappertutto con la vendemmia iniziata la prima settimana di ottobre. Fermentazione di 2 settimane a contatto con le bucce in contenitori d’acciaio, affinamento di 48 mesi e 12 in bottiglia, prima della messa in commercio. Al primo passaggio olfattivo è chiuso, ma poi arrivano la frutta rossa, la ciliegia e le spezie dolci. Una nota eterea porta con sé ricordi di prugna. In bocca la tannicità è notevole e dolce, non però irruente. Elegante al gusto con sentori di frutta rossa.

Brunello di Montalcino DOCG 2013 - Il Maronetto
Areale settentrionale della denominazione, a circa 350 metri s.l.m., ai piedi della chiesa della Madonna delle Grazie. È qui che nel 1974 tutto iniziò con Giuseppe Mori che piantò i primi 0,3 ha di vigneto. Oggi gli ettari sono 6 e si sviluppano su pendenze talmente elevate da rendere necessari i terrazzamenti.

Fermentazione in acciaio per 11-12 giorni, affinamento di 39 mesi in botti di Allier di Slovenia a cui seguono 10 mesi in bottiglia. Naso mentolato e balsamico, spezie e un tenore alcolico ben gestito: elegante. Bocca espressiva e morbida, tannino e note alcoliche ben presenti. Con il tempo il calice regala fiori rossi e cioccolato. Un vino “piacione”.

I viniBrunello di Montalcino DOCG 2013 - Società agricola Santa Maria
L’azienda nasce con il desiderio di poter condurre una vita in simbiosi con i ritmi della natura. Marino e la moglie Luisa Colleoni acquistano questa vecchia proprietà, nota ai locali come Sante Marie, nel 1989 e vi si trasferiscono da Bergamo nel 1993. Attualmente gestiscono 3 ettari di vigna e 2,5 ettari di uliveto.

Vinificazione con lieviti spontanei senza controllo delle temperature. Al naso, come primo impatto, non si presenta con profumi definiti, sembra quasi scivoloso, ma poi arriva la frutta rossa che ritroviamo anche al palato. Un vino non esplosivo, ma da attendere.

Brunello di Montalcino DOCG Lupi e Sirene 2012 - Podere le Ripi
La storia inizia nel 1984 quando Francesco Illy si innamora di Montalcino. 60 ettari di foreste, vigneti e ulivi, abitati da un pastore e dalle sue pecore fino al 1998. Una tenuta incontaminata, biodinamica dal 2012, con 34 ettari vitati inseriti in una cornice almeno 4 volte più ampia. Qui troviamo il vigneto Bonsai, 62500 piante per ettaro: una densità estrema, con le viti piantate a solo 40 cm tra loro che producono circa 200 g di uva ciascuna.

Il 2003 è stato il primo anno di produzione per questo vino; fermentazione e macerazione per 25 giorni in tini di rovere aperti e affinamento per 36 mesi in botti grandi di rovere seguiti da 12 in cemento e altrettanti in bottiglia. Naso quasi minerale e terroso, sentori di sottobosco e presenza sanguigna, foglie secche, liquirizia. Al palato è gustoso, omogeneo, con un tannino ben dosato e fine. Succoso e fresco, molto balsamico.

Brunello di Montalcino DOCG Poggio Doria 2012 - Tenute Silvio Nardi
Era il 1950 quando Silvio Nardi acquistò la tenuta di Casale del Bosco a Montalcino. Nel 1962 comprò anche la Tenuta di Manachiara di 40 ettari. Il 2004 segna la prima annata di produzione del Brunello Poggio Doria, pregiato cru dalla spiccata eleganza. Oggi l’azienda è portata avanti da Emilia ed Emanuele Nardi.

Le viti che concorrono alla produzione di questo vino sono allevate su terreni composti da sabbie e argille, a cordone speronato. Fermentazione e macerazione per 26 giorni, affinamento 18 mesi in tonneau di rovere francese di primo e secondo passaggio, 12 mesi in botti grandi di rovere di Slavonia e 36 mesi in bottiglia. Al naso una nota terrosa non invadente, fine e lineare; mentolato, con sentori scuri che si riscontrano anche al palato, tannico e morbido allo stesso tempo.

Brunello di Montalcino DOCG 2010 – Ridolfi
Tre famiglie Ridolfi erano presenti a Firenze nel 1290: una di esse, i Ridolfi di Borgo, ha originato il ramo senese. Due tenute - Ridolfi in Montalcino e Tenuta Rocchetto in Larciano – constano complessivamente di oltre 54 ettari, di cui 21 coltivati a vigneto in biologico, tutto in mano alla famiglia Peretti. La cantina di Ridolfi, ristrutturata nel 2014, ha tutti i suoi vigneti situati sul versante nord-est della collina di Montalcino.

Allevamento a cordone speronato per le vecchie vigne e a guyot per le nuove parcelle. Fermentazione sulle bucce per 50-60 giorni a temperatura controllata, affinamento 36 mesi in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri e minimo 12 mesi in bottiglia. Andiamo indietro negli anni per questo vino il cui colore vira sull’aranciato, lievemente mattonato. Naso molto maturo, con una buona corrispondenza in bocca. Evoluzione anche nei sentori, gradevole e di buona beva.