La storia dell’AIS, e non solo, in dodici tappe

La storia dell’AIS, e non solo, in dodici tappe

Degustando
di Marco Agnelli
22 febbraio 2021

Un originale parallelismo tra i momenti più significativi della storia dell’Associazione Italiana Sommelier dal 1965 ad oggi e alcuni dei fatti e degli avvenimenti dell’ultimo mezzo secolo di storia. Dodici tappe tra ricordi, aneddoti e vini da ricordare.

Che fantastica storia è la vite! Così, parafrasando Antonello Venditti, possiamo descrivere il resoconto di una serata emozionante e decisamente fuori dal comune. L’originalissima idea di Nicola Bonera è quella di ripercorrere i cinquantacinque anni dell’Associazione Italiana Sommelier attraverso la selezione di dodici anni particolarmente importanti per la storia dell’AIS.
Per meglio incastonare ciascun anno all’interno del contesto storico, Bonera ha riassunto quelli che sono stati i momenti più importanti, a livello nazionale e internazionale, abbinando naturalmente sempre anche un vino, o in alcuni casi anche più d’uno.

Uno splendido amarcord, tra la tenerezza del rivederci come eravamo e la consapevolezza della nostra costante crescita.


Anno 19651965 La nascita
Non possiamo che partire da dove tutto iniziò. Il 7 luglio 1965 Jean Valenti, che lavorava al ristorante Savini di Milano, fonda l’Associazione Italiana Sommelier insieme al professor Gianfranco Botti, al dottor Leonardo Gerra e al sommelier milanese Ernesto Rossi. Non ci è stato tramandato dalla tradizione se il brindisi fu con Ferrari o Berlucchi, che in quegli anni si contendevano il trono della spumantistica italiana. Il 1965 fu caratterizzato dalla morte di Winston Churchill, dall’inizio della guerra del Vietnam, dall’Oscar a Vittorio De Sica, dalle prime fotografie di Marte portate dalla sonda Mariner 4, dal traforo del Monte Bianco tra Italia e Francia.

Poiché la nascita dell’Associazione è un momento di unione, Bonera ci riporta al vino con cui si brindò all’unione dell’Italia: il Barolo di Borgogno, proveniente da cinque vigneti differenti e vinificato ancora oggi in modo non molto diverso da come si faceva una volta.

1968 La crescita
Dopo il primo congresso nazionale tenuto l’anno precedente a Salice Terme (PV), nel 1968 partono i primi corsi di qualificazione professionale e dall’Ufficio Brevetti di Milano viene concesso alla nostra Associazione quello di “Marchio e Impresa”. Viene eletto Rinaldo Pozzi come Presidente. Il 1968 è un anno cardine nella storia del XX secolo, ricordato per i profondi cambiamenti sociali e per alcuni passaggi drammatici, dai moti universitari alla Primavera di Praga, dall’assassinio di Martin Luther King a quello di Robert Kennedy.

Nel mondo del vino italiano accadde qualcosa di epocale, con la nascita di due vini che portano il nome di Sassicaia e Vigorello. Il Sassicaia nacque da viti allevate con un moderno impianto a cordone speronato, vinificazione in tini di rovere e invecchiamento in botticelle simili per capienza alle barriques bordolesi, che vennero poi introdotte qualche anno dopo da Carlo Guerrieri Gonzaga. In pochi anni il Sassicaia divenne il più famoso vino italiano nel mondo. Il Vigorello ha invece seguito una traiettoria molto differente ed è un vino di cui oggi non si parla molto. Negli anni ha cambiato più volte base ampelografica, ma quando nacque fu un vero e proprio spartiacque, poiché parti con il preciso obiettivo di valorizzare il sangiovese grazie al lavoro illuminato di Ezio Morganti e di Giulio Gambelli. Il Vigorello è a tutti gli effetti considerato il primo supertuscan della storia.

1971 L’affermazione
I Sommelier AIS ricevono quell’anno la qualifica con decreto ministeriale di “Personale altamente specializzato”, cui seguirà due anni dopo il riconoscimento giuridico con decreto del Presidente della Repubblica.  Quell’anno ci lasciò Jim Morrison, John Lennon pubblicò “Imagine”, Pablo Neruda vinse il Nobel per la letteratura.

Il 1971 fu anche l’anno della prima vendemmia del Barbaresco Rabajà dei Produttori del Barbaresco. Nel 1894 Domizio Cavazza fondò la cantina sociale di Barbaresco, con l’obiettivo di produrre un grande vino di territorio da uve nebbiolo in purezza. Alla morte di Cavazza la cantina sociale fu chiusa. Nel 1958 il parroco di Barbaresco Don Fiorino Marengo riprendendo la tradizione di Cavazza fondò la cooperativa dei Produttori del Barbaresco, che consta oggi di circa cento soci conferitori. La filosofia è quella della cooperazione come punto di incontro per valorizzare tutta la filiera. Nel 1971 vide la luce il primo barbaresco dei Produttori interamente vinificato dal cru Rabajà, dall’omonima vigna collocata appena a sud del castello di Barbaresco. Il vino affina oggi come allora in botti di rovere da 50 ettolitri.


Anno 19791979 L’espansione
Sotto la presidenza di Franco Colombani e grazie al contributo di personaggi quali Nerio Raccagni, Piero Mercadini, Angelo Solci, Antonio Piccinardi e altri fu finalmente portato a compimento il terzo livello AIS come lo conosciamo ora, incentrato sull’abbinamento cibo-vino.

Tra gli eventi salienti del 1979, Auschwitz divenne patrimonio UNESCO a perenne monito degli orrori accaduti, in Iran ebbe luogo la rivoluzione islamica con la cacciata dell’ultimo Scià Reza Pahlavi, Pietro Mennea stabilì a Città del Messico con 19”72 il record mondiale sui 200 metri, destinato a resistere quasi due decenni. Due donne furono infine protagoniste della politica internazionale e italiana: Margareth Thatcher fu il primo premier donna, Nilde Iotti il primo presidente donna della Camera dei deputati.

Il vino abbinato a questo 1979 è il Rosso del Conte Regaleali di Tasca di Almerita. Fu il primo vino siciliano da singola vigna (la storica vigna San Lucio) a proporsi come un prodotto diverso, allontanandosi dal classico cliché di vino del sud tutto giocato sulla potenza. La peculiarità del Rosso del Conte, assemblaggio di nero d’Avola e perricone, fu per molti anni legata all’impiego del legno di castagno, che ha oggi lasciato il passo alle barriques di rovere francese. Non da ultimo, è stato uno dei primi vini italiani in cui il winemaker ha deciso di apporre la propria firma sull’etichetta.

1982 Gli investimenti sul futuro
Nei primi anni ’80 AIS è un cantiere in continua espansione. Sebbene non sia rimasto quasi nessun documento ufficiale di quel periodo a causa di un incendio che colpì e distrusse l’archivio associativo, sappiamo che l’Associazione aumentò sensibilmente la propria base di soci, arrivando ad oltre 3.000. Nel 1980 venne costituita una commissione per la didattica e intorno alla metà degli anni ’80 venne acquistata la storica sede di viale Monza. Presidente per tutti gli anni’80 fu Dino Boscarato, ristoratore di Mestre. 

Nel 1982 scomparve Gilles Villeneuve, nacque un programma televisivo che ottenne un successo clamoroso e inaspettato, “Il pranzo è servito”, e vi fu soprattutto la splendida e memorabile vittoria degli Azzurri al Mondiale in Spagna.

Rimanendo quindi in tema di grandi successi inattesi, il 1982 fu l’anno della prima vendemmia del Barolo Ciabot Mentin Ginestra di Domenico Clerico. Il vino fu il primo cru prodotto da Clerico, da una piccola e storica parcella in Monforte d’Alba. Il giovane Clerico faceva parte di quel gruppo di vignerons definiti dalla stampa d’oltreoceano “Barolo Boys”, che rivoluzionarono il modo di pensare il Barolo. Questo cambiamento epocale spesso lo si abbina a due innovazioni tecniche: il rotomaceratore e la barrique. Se l’uso del primo effettivamente rappresenta una vera novità, la seconda spesso è figlia di una contingenza: le piccole dimensioni delle parcelle di questi giovani produttori, che producevano in ultima istanza volumi talmente esigui da richiedere necessariamente il contenimento in botti piccole.

1986 Il ruolo centrale negli anni bui
1986 fu un anno funesto che investì come un treno il mondo del vino italiano. Triste protagonista fu lo scandalo del metanolo, tragicamente segnato dalla morte di 23 persone. L’Italia del vino venne letteralmente messa al tappeto e il ruolo di AIS fu centrale nella tutela del vino di qualità.

Anche nel mondo avvennero grandi tragedie, dall’esplosione dello Space Shuttle al disastro nucleare di Chernobyl. Per cercare un messaggio di speranza in un anno così nefasto, ci rifugiamo in quello che è uno splendido progetto della Cantina Produttori Cormòns: il Vino della Pace. Come si legge sul sito del produttore, «il 9 aprile del 1986 prese il suo primo volo per recare a ogni Capo di Stato civile e religioso il suo messaggio di Pace». È un assemblaggio di diversi vitigni a bacca bianca, la cui composizione varia leggermente ogni anno. Giorno dopo giorno la Vigna del Mondo, da cui origina il Vino della Pace, ha visto mettere a dimora alcune centinaia di vitigni provenienti da ogni Paese, e altri continuano ad aggiungersi, al punto che oggi può essere considerata una delle più belle collezioni varietali del mondo intero. Le etichette negli anni sono state disegnate da artisti famosi, da Pomodoro a Baj passando per Dietman, Minguzzi, Fiume, Consagra, Celiberti, Manzù, Sassu, Fini, Vedova, Anderle, Rauschenberg, Corneille, Treccani, Nagasawa, Tadini, Ceroli.


Anno 19901990 Un mondo che cambia
Allo scoccare degli anni Novanta AIS allarga i propri orizzonti, lanciando nuove iniziative quali i corsi all’estero e il primo concorso per Sommelier Junior. Il numero di soci raggiunge quota 8000 e la nostra Associazione assume la guida della sommellerie mondiale.

Il 1990 a livello politico è anno di grandi cambiamenti. Nelson Mandela viene liberato, la costituzione sovietica cambia e toglie il monopolio al Partito Comunista, Roger Waters mette in scena l’opera rock “The Wall” a Berlino per celebrare la caduta del muro, e le due Germanie di unificano.

Nel mondo del vino il cambiamento è rappresentato da Annamaria Clementi di Ca’ del Bosco. Quell’anno venne prodotto anche nel formato Jeroboam, pensato per brindare al nuovo millennio dopo una lunga sosta sui lieviti. Per Annamaria Clementi già all’epoca si usava il legno in vinificazione e già da allora l’assemblaggio contava su un maggior contributo di pinot bianco invece che di pinot nero, particolare piuttosto inconsueto in Franciacorta. Oggi questo vino porta il marchio di Riserva, e nel corso degli anni ha anche visto una sensibile diminuzione del residuo zuccherino, all’epoca di 5 g. di zucchero e oggi non dosato.

1997 Un ulteriore salto
La crescita di AIS procede spedita, i soci sono quasi 15000, praticamente raddoppiati rispetto all’inizio del decennio. Quell’anno lo ricordiamo per la tragica morte di Lady Diana e per la scomparsa di Madre Teresa di Calcutta. Ad agosto, all’età di 122 anni e 164 giorni, ci lascia anche Jeanne Calment, la persona più longeva della storia dell’umanità.

Il Solaia di Antinori fu il primo vino italiano ad ottenere i 100/100 dalla stampa d’oltreoceano. Nato nel 1978 da un’idea di Giacomo Tachis e ottenuto dallo stesso vigneto del Tignanello, il Solaia prevedeva nella sua ricetta iniziale la vinificazione del solo cabernet, cui si aggiunse negli anni un 20% di sangiovese, in modo tale da creare un vino speculare al Tignanello stesso. Maturazione per 12/14 mesi in barrique e fermentazione a temperatura controllata. Ecco la semplice ricetta per la vinificazione di questo vino diventato un’icona.

2002 I grandi cambiamenti
AIS in quegli anni avviò importanti e proficue collaborazioni che portarono alla nascita di diverse iniziative e concorsi. Villa Sandi sponsorizzò un premio denominato “Innovazione nella professione”, mentre Guido Berlucchi portò il proprio sostegno per dare continuità e regolarità al concorso per il Miglior Sommelier d’Italia. AIS visse un anno di crescita e rinnovamenti, che si rifletterono in una revisione generale della didattica, dello statuto e non da ultimo anche delle divise associative.

Nel 2002 assistemmo all’ingresso dell’euro nelle nostre vite e al ritiro dalle corse del fenomenale cavallo Varenne. Slobodan Milošević venne processato a l’Aja per crimini contro l’umanità e Al Qaeda rivendicò l’attentato alle Torri Gemelle dell’anno precedente. Quell’anno, difficile in molte regioni dell’Italia del vino, fu invece memorabile per la Valtellina. Bonera sceglie in sua rappresentanza il Fruttaio Ca’Rizzieri Sforzato di Valtellina di Rainoldi. Lo Sforzato è il vino che ha permesso alla produzione vinicola valtellinese di fare il grande salto di qualità. Ca’Rizzieri viene realizzato con uve provenienti da varie zone della DOCG, anche dal versante orobico e non solo da quello retico.


Anno 20052005 La visibilità
AIS si avvicina a quota 30000 soci e aumenta in modo crescente la propria presenza all’interno delle istituzioni nonché la propria visibilità mediatica. Nel mondo, la grande novità di quell’anno furono la comparsa di YouTube e la messa a punto il protocollo di Kyoto. L’uragano Katrina fece disastri a New Orleans e a luglio Londra fu sconvolta da una serie di attentati terroristici.

Nel 2005 Romano dal Forno, nell’estremo est della Valpolicella, decise di non fare Amarone non ritenendola un’annata idonea a fregiarsi di quell’etichetta. Le sue uve furono quindi impiegate per il Valpolicella Superiore, vino che comunque per scelta aziendale fa appassimento proprio come l’Amarone. Il risultato, in un anno in cui deliberatamente il produttore decise di non uscire con il suo vino di punta, è un prodotto di grande fascino, che ci racconta la grandezza del territorio attraverso la voce più sussurrata, ma non meno importante, del vino cadetto.

2010 I frutti della continuità
Nasce nel 2010 l’idea di celebrare la “Giornata Nazionale del Vino e dell’Olio”, che poi farà il suo esordio l’anno successivo. La presidenza nazionale viene assunta da Antonello Maietta e quella lombarda da Fiorenzo Detti.

Un disastroso terremoto mise in ginocchio Haiti, nacque la versione sperimentale di Instagram, venne liberata Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace 1991. Per un anno come questo Bonera sceglie un vino che dia stabilità: San Leonardo, elegantissimo taglio bordolese prodotto in terra trentina dai Marchesi Guerrieri Gonzaga. L’annata 2010 è stata piuttosto equilibrata da un punto di vista meteorologico e il prodotto che ne esce è un vino del profilo decisamente classico. L’uvaggio è rappresentato da 60% cabernet sauvignon, 30% carmenère e 10% merlot. San Leonardo va incontro a un affinamento di 24 mesi in barrique di rovere francese di primo, secondo e terzo passaggio.


Anno 20152015 Mezzo secolo di storia
Per il cinquantesimo compleanno di AIS tutti ricordiamo la splendida giornata di festa al The Westin Palace Hotel di Milano. Nel 2015 vengono superate le 35000 tessere e l’assetto organizzativo dell’Associazione assume la fisionomia attuale, con 22 sezioni territoriali e 162 delegazioni sparse per tutto lo Stivale. Le iniziative quell’anno furono molte, e in particolare ci piace sottolineare come la nostra Associazione si sia spesso trovata impegnata per il sociale.

Quell’anno Milano fu al centro del mondo, grazie alla grandissima vetrina offerta da Expo. Se il Sassicaia 2015 fu valutato da alcune giurie il miglior vino del mondo, Bonera sceglie, per la stessa annata, anche il Rubesco Vigna Monticchio di Lungarotti, storico vino umbro che dal 2009 si esprime con il solo sangiovese avendo tolto la piccola percentuale di canaiolo presente. Un prodotto di indubbio fascino, che negli anni ha anche un po’ accorciato l’affinamento in legno, passando da 18 a 12 mesi.

Il nostro lungo viaggio è terminato e l’ultima slide con la quale Nicola Bonera decidere di chiudere la serata, non senza una certa emozione percepibile nel tono della sua voce, ha come titolo: “Il futuro costruiamolo insieme”.

Viva AIS, viva tutti noi!