Le 66 vendemmie di Ornellaia

Le 66 vendemmie di Ornellaia

Degustando
di Camilla Guiggi
09 dicembre 2009

L’entrata del Masseto, il Petrus italiano secondo Wine Spectator, nella Place di Bordeaux. Viaggio all'interno di una delle cantine italiane più famose al mondo

Tratto da L'Arcante N° 11

Fine agosto, la vendemmia del cabernet sauvignon è alle porte, ancora qualche giorno per ultimare la maturazione polifenolica. L’agronomo e Direttore Generale della Tenuta dell’Ornellaia, Leonardo Raspini, ci ha aperto le porte della cantina.
L’azienda, fondata dal marchese Ludovico Antinori nel 1981, fa oggi parte di Tenute di Toscana, una holding controllata dai Marchesi de’ Frescobaldi. L’azienda ha conservato piena autonomia, così come lo staff direttivo che ha costruito negli anni l’eccellenza di prodotti quali l’Ornellaia, il Masseto e le Serre Nuove.
La superficie a vigneto è di 100 ettari suddivisi tra “Ornellaia”, dove si trova la cantina, e i vigneti originari di “Bellaria” e il “Cru Masseto”.
Una grande azienda, dove tutte le operazioni vengono effettuate manualmente e con un’attenzione ai dettagli pari a una piccola cantina e ogni “parcella” viene lavorata in maniera autonoma. La Tenuta dell’Ornellaia è equiparabile a un grande puzzle, un unico disegno nel quale decine di pezzi contribuiscono a delineare l’originale fisionomia.
Durante tutto l’anno i vigneti vengono curati con grande attenzione a ogni minimo dettaglio: circa 80 persone lavorano tra i filari per 365 giorni l’anno. La potatura, la gestione della parete fogliare, nonché la vendemmia verde, vengono eseguite con severità e precisione.

“Tutto questa laboriosità ha un unico scopo: permettere alla pianta di raggiungere l’equilibrio. Non esiste un livello di resa ideale ma un insieme di azioni finalizzate ad ottenere la migliore uva possibile nelle distinte condizioni ambientali che caratterizzano ogni diversa annata. Il diradamento dei grappoli noi lo interpretiamo, non come una forzatura produttiva, ma come un’opportunità per dialogare con la pianta”- questo il pensiero di Leonardo Raspini, che aggiunge – “La vendemmia inizia generalmente nei primi giorni di settembre. In quel periodo si può contare un uomo ad ogni filare, atto a cogliere solo ciò che l’agronomo e l’enologo indicano. Non sempre, infatti, la sensibilità del palato si trova in accordo con i risultati delle analisi, pure eseguite puntualmente. In questo caso assaggiare l’uva serve per capire meglio il grado di maturità dei tannini e l’equilibrio degustativo della bacca stessa. Equilibrio che si ritroverà nel vino. È l’assaggio delle uve, quindi, a determinare la raccolta per permetterci di capire come vinificare ogni singola parcella. Una volta dato il via, l’uva, la cui resa non supera mai i 45 ettolitri per ettaro, viene raccolta rigorosamente a mano e trasportata in cantina in cassette areate da 15 kg l’una. E quando arriviamo alla fine della vendemmia, coincidente normalmente con la seconda settimana di ottobre, abbiamo percorso più volte i vigneti alla ricerca del nostro pensiero più ossessivo: la perfetta maturazione”.
Cento ettari divisi in 66 parcelle che danno altrettanti “vini base” che svolgono la loro maturazione in legno, separati fino al momento in cui si decide che siano pronti per essere riuniti nel blend finale.
Il “Cru Masseto” è il vino di punta dell’azienda. Il significato di “Cru” trova la sua
base fondamentale nelle caratteristiche del suolo, che devono far parte di un unico
vigneto. Così è per Masseto: un singolo vigneto di 7 ettari dove l’argilla è la protagonista
indiscussa.

Il vigneto è stato piantato a merlot tra il 1981 e il 1984 con un sistema di allevamento a cordone speronato con la variante “a posta”. La pianta è in perfetto equilibrio, infatti, il diradamento è solo del 5-10%. Ogni pianta produce circa 1,5 kg di uva con un grappolo di dimensioni relativamente piccole. Sulla cima della collina, a circa 120 metri di quota, la terra è composta da argilla sciolta e sabbia con molti ciottoli (Masseto Alto), caratteristiche che hanno la capacità di fornire al vino elementi di eleganza. Nella parte in pendenza (Masseto Centrale) è l’argilla grigia a diventare predominante ed è lei che riesce a fare da sostegno al vino: ne è la spina dorsale.
Infine, i filari più bassi (Masseto Junior) crescono su un terreno meno argilloso che
riesce a conferire al vino la sua ampiezza, morbidezza e generosità. Sette ettari divisi in cinque particelle con diverse maturazioni che vengono colte con vendemmie mirate per esaltarne le caratteristiche.

È in preparazione l’ampliamento del vigneto del Masseto. La parte della collina, subito
sotto Masseto Alto, è stata terrazzata ed è pronta per essere impiantata. Questa parte
di terreno non era stata ancora usata poiché il contenuto salino era troppo elevato. Per
ovviare a questo problema, il terreno è stato coltivato per circa cinque anni ad orzo che
assimilando i sali minerali ha permesso il suo riequilibrio.
Masseto dall’annata 2006 (sul mercato da ottobre 2009) vedrà circa il 20% delle proprie
assegnazioni mondiali gestite da 5 operatori (negociants) della famosa e prestigiosa
Place de Bordeaux. Sarà il primo vino italiano a sbarcare in questo prestigioso mercato
che gestisce le vendite dei produttori della regione e degli Chateaux.
La Place e i Negociants hanno una storia secolare nella vendita dei vini “nati” e “cresciuti”
in tale pregiata zona di Francia. I Negociants gestiscono da sempre i grandi cru di Bordeaux e perciò hanno il know how perfetto per gestire anche un grande Cru italiano. L’operazione è di grande rilievo soprattutto in considerazione del fatto che ad oggi, nessun vino che non abbia un diretto legame con i produttori di Bordeaux o gli
châteaux ha mai avuto accesso alla vendita tramite il negoce di Bordeaux. Masseto,
vino precursore, sarà una novità assoluta nel panorama vinicolo internazionale e
sarà capace di generare un nuovo percorso nella tradizione dei grandi vini del mondo
con un vino strettamente legato al terroir della Toscana.

Un ulteriore passo in avanti per un vino rarissimo che nutre estimatori capaci di inseguirlo
nelle diverse aste del mondo pur di aggiudicarselo. Un bene che negli anni è divenuto motivo di investimento considerato, dagli esperti del settore e dagli economisti, un vero e proprio bene di lusso atto a rivalutare nel tempo il proprio valore. Fino al 450% del prezzo di partenza.
Concludendo il Masseto è frutto di un lavoro ventennale, condotto in primis da Lodovico Antinori (da solo e poi in joint-venture con i Mondavi), che ha visto la prima vendemmia imbottigliata con la veste attuale nel 1987 (mentre nel 1986 venne prodotta, da Ornellaia, una piccola quantità di bottiglie con merlot in purezza, contraddistinta da un’etichetta marrone, riportante la dicitura: “merlot -Tenuta dell’Ornellaia”).
A partire dalla vendemmia 1995, il Masseto ha iniziato la propria escalation internazionale grazie a valutazioni interessanti delle guide italiane più prestigiose (per le annate più pregiate, a 5 stelle: 1997, 2000, 2001, 2004, 2005) ed estere, fino ad esplodere con l’annata 2001 quando ottenne 100 punti su 100 da “Wine Spectator” che lo definirà, da allora, il “Petrus” italiano.

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