Intervista a Livio Cagnoni

Intervista a Livio Cagnoni

Interviste e protagonisti
di Alessandro Franceschini
25 giugno 2009

Presidente di As.Co.Vi.Lo, (il consorzio che riunisce i consorzi di tutela vini di dell’intera Lombardia). Una vita dedicata alla vite e alla produzione del vino

Tratto da L'Arcante N°9

Presidente Cagnoni, si presenti ai lettori de L’Arcante che ancora non la conoscessero. Come è nato il suo amore per il vino ed il suo successivo impegno in questo settore?
Sono nato a Lirio, in una piccola frazione, in mezzo ai vigneti. L’amore per la viticoltura era scritto nel mio Dna. Si può dire che io abbia davvero sempre vissuto una sorta di contatto assoluto con il mio Oltrepò: prima con l’uva e poi con il vino. Mi era chiaro sin da piccolo che, nella mia vita futura, non avrei mai fatto né pensato ad altro.

Quale è il ruolo primario dell’Associazione che presiede?
As.Co.Vi.Lo ha avuto il ruolo fondamentale di far nascere e aiutare le denominazioni di Lombardia, quando a metà anni ‘70 venivano approvati i primi disciplinari. Il traguardo era spingere a riunirsi tra produttori per promuovere ciò che si faceva. La legge regionale dell’82 riconobbe As.Co.Vi.Lo come consorzio dei consorzi lombardi. Stava accadendo la stessa cosa in Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. L’obiettivo iniziale era aiutare con una sovvenzione diretta l’inizio attività dei consorzi locali. Dopo 15 anni di start-up, un periodo forse più lungo di quanto non s’ipotizzasse all’inizio, i Consorzi sono arrivati ad avere una loro autonomia. Oggi As.Co.Vi.Lo si occupa essenzialmente di promozione, è una cabina di regia regionale, un punto di raccordo comunque indispensabile. Per accorgersene basta pensare a Vinitaly: As.Co.Vi.Lo e Regione hanno portato tutti i consorzi lombardi insieme, sotto lo stesso tetto.

Ristorazione lombarda e vino lombardo. Un connubio che non è mai realmente decollato, specie a Milano. Mancanza di spirito di appartenenza, di conoscenza o di comunicazione?
E’ frutto di tante cose. Partiamo col dire che nessuno è mai né principe né re in casa propria. Milano è nota nel mondo perché la parola d’ordine è accoglienza. E’ anche per questo che si sono aperte le porte ad altre Regioni italiane e non solo. A Milano ognuno porta un po’ di sé. E’ una grande città che dà a tutti la possibilità di esprimersi, di fare, di mettersi in gioco. L’Oltrepò Pavese, ad esempio, è una zona da cui i milanesi hanno attinto a lungo. Poi le cose sono cambiate. La ristorazione si è aperta a una carta dei vini
più completa e articolata. Credo, però, che chi arriva a Milano avrebbe il dirittodovere
di bere le buone denominazioni di Lombardia e poi saggiare le qualità dei vini del resto d’Italia. La guida del Gambero Rosso sancisce che la Lombardia non è dietro a nessuna. Avere una classificazione da 13 tre bicchieri qualcosa vuol dire: la qualità lombarda è in forte crescita. Il problema dipenderà in parte dai produttori, ma anche la ristorazione ha le sue colpe. Le parti devono trovarsi, dialogare, riaprire il confronto. Ne scaturiranno certamente un fiume di sorprese. Oggi c’è anche la guida Viniplus, ideata dall’Ais Lombardia per parlare esclusivamente del meglio di Lombardia, anche in chiave di etica produttiva. Sarà uno strumento importantissimo per dialogare stabilmente con il mondo della ristorazione. In As.Co.Vi.Lo crediamo davvero molto al progetto.

A breve il passaggio definitivo a Dop ed Igp anche nel mondo del vino. A che punto
siamo in Lombardia?

La regione è organizzata e molto avanti, ma le trasformazioni non sono mai indolori. Bisognerà prepararsi e acquisire la novità. Il problema sarà però gravoso soprattutto per gli altri. La Lombardia, anche con l’apporto del segretario generale As.Co.Vi.Lo Carlo Alberto Panont, sta aiutando le aziende a non arrivare impreparate. Non è ben chiaro se siamo ancora nel cuore della crisi economico finanziaria che sta colpendo tutto il mondo e tutti i settori, compreso quello del vino, o se il peggio sia già passato.

Attraverso un osservatorio come quello di As.Co.Vi.Lo come pensa sia la situazione del comparto lombardo?
E’ meno diffocoltosa che altrove. Viviamo e lavoriamo su un territorio che ha tanti abitanti, il nostro Pil regionale è fra i più alti d’Europa. Un dato di deficit in questi primi mesi 2009 c’è, ma è meno grave che altrove. E poi non tutti i mali vengono per nuocere. Il momento di difficoltà che anche il mondo del vino sta vivendo aiuterà molti a riorganizzare attività e produzioni ancor più nel segno della qualità per dare forza all’export e alla denominazione.

Expo 2015. Una grande opportunità per tutta la Lombardia, in particolar modo per il settore agroalimentare, considerando che il tema fondamentale sarà anche quello della nutrizione del pianeta. Quale pensa sia il modo migliore, per il vino lombardo, di valorizzare questa importante vetrina internazionale?
Noi ci stiamo già preparando a fare la nostra parte nei momenti più importanti. Daremo visibilità alle produzioni lombarde e aiuteremo la Regione a garantire la miglior accoglienza possibile. Nel prepararci abbiamo anche stretto rapporti virtuosi con le università di Milano e Pavia, con Ersaf, Province e Camera di Commercio. A Torrazza Coste stiamo attivando a Riccagioia un centro studi vitivinicolo regionale, una struttura
in cui si farà ricerca ad alto livello puntando anche su sinergie pubblico-privato. Sarà un faro nazionale. A ciò si aggiungerà l’apertura della prima enoteca regionale sul territorio comunale di Broni, in località Cassino Po. Saremo pronti a vararla già nella primavera 2010. As.Co.Vi.Lo sarà in cabina di regia per l’organizzazione dell’attività. L’enoteca sarà l’apripista di Expo 2015. As.Co.Vi.Lo s’impegnerà per dare all’universo vinicolo lombardo la capacità di comunicare direttamente in modo sempre più forte, in Italia e oltre confine.

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