Intervista ad Antonio Del Franco, presidente di Ais Campania

Intervista ad Antonio Del Franco, presidente di Ais Campania

Interviste e protagonisti
di Alessandro Franceschini
30 marzo 2010

In pochi anni ha triplicato il numero degli associati, conta ben dieci delegazioni sul territorio regionale e punta a traguardi sempre più ambiziosi...

Tratto da L'Arcante N° 12

Coordina il lavoro di 10 delegazioni sparse per il territorio campano ed è riuscito a
triplicare in tre anni il numero dei soci della sua regione. Si chiama Antonio del Franco,
classe 1969, ed è il presidente Ais della regione Campania. Da poco Ais Campania è
anche una trasmissione televisiva. Ais Campania TV, questo il nome che è possibile
vedere sul web (http://www.livestream.com/aiscampania) oppure sul canale digitale SKY 815 (tutti i lunedì alle ore 23 oppure in replica la domenica alle 17).

Raccontaci qualcosa di te. Quando è nata la tua passione per il vino e come sei arrivato a ricoprire il ruolo di Presidente dell’Associazione Italiana Sommeliers della Campania?
Sono nato nel 1969 da mamma sarta e papà chef. Da trentotto anni i miei genitori
gestiscono un bar, dove io sono stato cresciuto. All’ età di 9 anni faccio e servo il mio
primo caffé, da quel momento non mi sono fermato più. La mia passione per il vino
esplode quando poi frequento il corso per sommelier. La sorpresa che dietro due dita
di liquido rosso o bianco, ci potesse essere un mondo immenso, mi ha marchiato a
fuoco. Poi la passione e le persone che hanno creduto in me hanno fatto il resto. Tra
questi, Enzo, Roberto e Terenzio. Bastano i nomi.

Come si sviluppano le attività della tua Regione? Quanti soci ci sono e quali si sono gli
obbiettivi dell’Associazione in terra campana?

Ci sono 10 delegazioni coordinate da 10 splendide persone, che con molto sacrificio organizzano una miriade di iniziative sempre molto frequentate, con profilo didattico accattivante, più una serie di corsi. In regione i sommelier iscritti per il 2009 sono ben 1600, e pensare che 3 anni fa eravamo solo 500. Come è mia abitudine non elenco le
cose già fatte, mi limiterò a dire che c’è da fare. L’AIS Campania dopo aver colmato un buco di almeno 4 anni di inattività, si è posta dei traguardi che, pur ambiziosi, sono pur sempre realizzabili. La presenza ed il sostegno a tutte le iniziative positive a favore del vino è uno dei principali obbiettivi che si può concretizzare grazie all’ aiuto dei produttori e degli enti. Noi siamo pronti a portare avanti insieme a loro un progetto che mette al centro il vino ed il territorio e che si può concretizzare nell’Enoteca Regionale.

Quale pensi siano le sfide che l’AIS, a livello nazionale deve intraprendere da qui ai
prossimi anni?

Entrare con più forza nel tessuto sociale per diffondere la cultura del vino, a livello nazionale ed internazionale. Formare una vera figura professionale da inserire nel mondo del lavoro. Programmare delle riforme statutarie che diano efficienza ad una macchina complessa come l’Ais. Riappropriarci del ruolo di anello di congiunzione tra produttore e consumatore. Assicurare la nostra presenza nazionale ed europea al fianco delle istituzioni e nelle commissioni tecniche che programmano la politica del vino e del territorio per entrare nel mondo del vino che conta.

Il caso Taurasi. La scorsa estate ha fatto molto discutere sia sulla carta stampata che sul web la decisione di annullare la Fiera Enologica di Taurasi a causa del decreto 23 della legge 88 (legge che vieta la somministrazione di alcolici da parte di operatori commerciali
su aree pubbliche), nonostante la risoluzione 69837 emanata proprio per salvare fiere
e sagre. Cosa ne pensi e, soprattutto, quale pensi debba, o dovrebbe, essere il ruolo di
un’associazione come Ais in questioni del genere?

Fino a quando alcune persone considereranno il Taurasi DOCG come un vino proprio,
non c’è nessuna soluzione.

Rimaniamo in tema Taurasi. E’ indiscutibilmente uno dei grandi vini del meridione e dell’Italia intera, frutto di uno dei vitigni più importanti del nostro panorama, vale a dire l’aglianico. Nonostante questo è evidente da parte di molti che ci siano dei problemi nel commercializzarlo e farlo conoscere. Quali sono secondo te le cause? Scarsa informazione? Errata comunicazione del vitigno e soprattutto del territorio
di origine?

Il Taurasi è un vino difficile così come la terra che lo esprime. Per conoscerlo bene bisogna conoscere le persone, il clima e le zone dei nostri territori. Da quel punto in poi si può iniziare a capire il Taurasi. È per questo motivo che non esce facilmente dai confini. Però ti assicuro che appena si approfondisce la sua conoscenza non te ne liberi più. Perchè è un vino diverso, non domato, autentico e di una longevità impressionante. Il mondo qualificato del vino non lo conosceva fino a 10 anni fa. Adesso lo conosce e negli anni futuri lo conoscerà anche il pubblico che probabilmente ora è ancora troppo poco consapevole.
Ovviamente il ruolo dei sommeliers in tutto questo sarà fondamentale.

Fiano, greco e falanghina e poi, ovviamente, l’aglianico di Taurasi e, perché no, anche
del Taburno. Questi i vitigni ed i relativi vini più noti in Italia della tua regione. Consigliaci però dell’altro che dal tuo punto di vista merita l’attenzione di appassionati
e professionisti del settore.

Pallagrello, casavecchia, catalanesca coda di volpe, ginestra, pepella, sciascinoso, tintore, sanginella, greco muscio, forastera, olivella e tante altre cose da scoprire nel vigneto Campania.

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