La Champagne sta cambiando?

La Champagne sta cambiando?

La Francia in presa diretta
di Samuel Cogliati Gorlier
15 novembre 2024

Gli ultimi dati ufficiali mostrano qualche piccola ma inattesa novità economico-sociale

Fino al 2007 il problema non si poneva: la Champagne del vino è andata gradualmente ma costantemente espandendosi. Una crescita in termini di superficie vitata e di bottiglie vendute, abbinata a un ovvio incremento del volume d’affari. Ma dalla crisi dei subprime in poi l’andamento è divenuto più ondivago e la sua lettura più complessa.

Innanzitutto le maisons de négoce si sono affermate sempre più decisamente come locomotiva trainante. In secondo luogo i récoltants e le caves coopératives hanno perso sempre più terreno. Il mercato francese è inoltre arretrato, perdendo il suo consolidato primato nel 2018. Infine i viticoltori sono andati invecchiando sempre più.
Queste tendenze si sono polarizzate e strutturate. Ma i dati più recenti mostrano qualche inaspettata modifica. 

Primo: negli ultimi due anni le vendite delle maisons sono calate (–0,5%); non accadeva da quasi vent’anni. A fronte di una nuova flessione delle cantine sociali (dopo un effimero rimbalzo), i vignaioli hanno invece riconquistato oltre l’1% delle vendite totali.

Secondo: il numero delle maisons attive è aumentato di quasi il 4%, lasciando supporre che più soggetti diversi si stiano spartendo una torta in lieve contrazione. Ma anche che, poiché i récoltants continuano a rarefarsi, c’è un travaso tra le due tipologie (vignaioli che scelgono di diventare, almeno formalmente, négociants).

Terzo: malgrado le perdite di volumi, il giro d’affari delle maisons resta stabile (e superiore in percentuale ai volumi, mostrando una capacità di valorizzare). A fronte di un incremento delle vendite, i récoltants incassano anche un innalzamento del valore.

Quarto: per quanto poco significativamente, l’età media dei vignaioli sembra mutare. Dopo il continuo calo dei giovanissimi (<25 anni), si assiste a un’inversione (+6,8%), assieme a quella dei 25-35 anni (+1%). Anche se non basta a contrastare l’invecchiamento complessivo della categoria.

Tutti questi dati sono destinati a restare episodici e congiunturali o abbozzano una ristrutturazione Champagne? Aspettiamo con attenzione almeno il 2025 per azzardare un’ipotesi.

Crediti foto: Bureau du Champagne