La Loira pensa al futuro

La Loira pensa al futuro

La Francia in presa diretta
di Samuel Cogliati Gorlier
16 dicembre 2025

Territori periferici della grande regione francese, il Centre-Loire e il Pays Nantais guardano al 2026 con ottimismo e nuove sfide.

Sono rispettivamente il territorio più occidentale, a ridosso dell’oceano Atlantico, e quello più orientale, al confine con la Borgogna. Il Pays Nantais e il Centre-Loire hanno poco in comune: vitigni diversi, geologia differente, morfologia difforme, storie commerciali distinte. Eppure ciascuna di queste due aree ha motivi per guardare all’anno prossimo con fiducia.

Se non è il comprensorio più nobile né più talentuoso, il Centre-Loire è forse quello più noto, con le sue rinomate appellations Sancerre e Pouilly-Fumé, completate da Aoc “minori”, quali Reuilly, Quincy, Menetou-Salon o Coteaux du Giennois. In quello che è probabilmente il regno mondiale del sauvignon blanc, l’annata 2025 ha dato motivi di soddisfazione. Innanzitutto la vendemmia: precoce e non particolarmente abbondante, come altrove, ma di perfetto stato sanitario e promettente sul piano qualitativo. «Ci aspettiamo un millesimo molto buono, se non grandioso», aveva vaticinato François Dal, responsabile viticolo del Sicavac, il consorzio interprofessionale regionale.

Poi, i risultati commerciali. In un periodo in cui molti territori sono in profondo affanno, il Centre-Loire tiene bene, con appena una piccola flessione (–2,4%) rispetto al 2024, e notizie confortanti sul fronte delle esportazioni, così cruciali. L’export è infatti stabile, persino sui mercati più sensibili e difficili: gli Usa e il Regno Unito, che rimangono le prime due destinazioni. Anzi, Oltreoceano il bilancio fa registrare un sorprendente +0,6%. Crescono anche il Belgio e il Canada, rispettivamente terzo e quarto. 

Quanto al Pays Nantais, il dato su cui focalizzare l’attenzione, è lo sviluppo della spumantistica. Avevamo già scritto degli esperimenti condotti dalla Fédération des Vins de Nantes per applicare il metodo charmat al melon de Bourgogne, celebre vitigno del muscadet. Ora la prospettiva di legittimare appieno questi esperimenti si fa ancora più pressante. La scorsa primavera la Fédération aveva realizzato un’inchiesta a tema, e ben 68 aziende avevano risposto, permettendo di stimare vendite di vini effervescenti per oltre 600 mila bottiglie l’anno. Questo patrimonio, particolarmente importante sotto le Feste di fine anno, ha ora bisogno di essere inquadrato sul piano normativo: metodo classico? Metodo ancestrale? Addirittura vini gassificati? Quali vitigni: melon, folle blanche, chardonnay, uve rosse...? È arrivato il tempo di decidere se puntare su una Aoc o una Igp che unifichi il territorio. «Nel 2026 ci saranno novità!», assicura Christophe Vilain, presidente della Fédération. 

Crediti foto: ©Vins de Nantes