Banfi, verticale storica di Poggio all’Oro

La Verticale
di Aurora Trasmondi
29 aprile 2024
In occasione del tradizionale Banfi Day, un’esclusiva verticale ripercorre ben quattro decadi del fiore all’occhiello aziendale, la Riserva Poggio all’Oro, l’etichetta che ha cambiato la storia del Brunello, portando il mondo a Montalcino e Montalcino nel mondo.
Di fatto, il successo che riscosse questo straordinario sangiovese fece da traino a tutto il comparto vinicolo della zona, spalancandogli le porte dei mercati internazionali e catalizzando l’attenzione di quello nazionale. Erano tempi in cui il territorio della provincia senese era ben lontano dai fasti odierni, depresso e con pochi vigneti, in cui si producevano bottiglie di grande qualità ma che destavano l’interesse di pochissimi acquirenti: basti pensare che dall’istituzione della DOC del 1966, gli ettari vitati sono passati da 64 agli odierni 2100.
Nel 1990, a soli cinque anni dall’uscita in commercio, il Poggio all’Oro diventa iconico, figlio dell’inventiva del Cavalier Ezio Rivella, recentemente scomparso, l’eminente primo enologo, manager, nell’accezione moderna del termine, e del contributo del compianto Rudy Buratti, il quale apportò nel tempo innovazioni tecniche tali da portarlo ai più alti livelli espressivi e qualitativi. Dal 2019 la Fondazione Banfi ha istituito un premio di Laurea in Viticoltura ed Enologia in suo onore.
Il viaggio di questa straordinaria Masterclass condotta dal relatore AIS Artur Vaso in compagnia della titolare di Banfi, Cristina Mariani-May e in presenza dei volti storici aziendali Enrico Viglierchio e Rodolfo Maralli, inizia dalla prima storica annata del 1985, per concludersi con l’ultima in commercio, la 2016, alla scoperta della capacità evolutiva del sangiovese, della crescita espressiva correlata all’età del vigneto e delle numerose sfumature gusto-olfattive che offre una parcella tra le più famose al mondo. È un cru situato nel versante meridionale dell’areale di Montalcino a circa 240 metri s.l.m., su un terreno ricco di ciottoli e argilla, composto principalmente di sedimenti limosi bruni e calcarei.
Il vigneto è allevato a cordone speronato e fu piantato nel 1979 mediante selezione massale e in seguito clonale, con l’obiettivo di trasferire nel brunello, così chiamato il sangiovese nella zona, tutta la territorialità di Montalcino. Per arrivare a definire lo stile aziendale sono stati analizzati 600 cloni, di cui ben 180 piantati a campo catalogo per dieci anni, arrivando a selezionarne solo 3, lo Janus 50, Janus 10 e il BF 30: una lunga e articolata sperimentazione scientifica, avviata nel 1982 in collaborazione col Prof. Attilio Scienza e confluita nel progetto Sanguis Jovis, con l’istituzione del primo Centro Permanente di Alta Formazione e Ricerca Tecnologica in materia di sangiovese.
Altra rilevante innovazione ha riguardato la macerazione a temperatura controllata, che dalla vendemmia 2007 prevede l’uso dei tini Horizon, brevettati dalla Banfi stessa, costruiti in legno e acciaio per favorire la micro-ossigenazione e modulare la cessione dei sentori: «il legno è il motore e le parti in acciaio gli accessori» spiega Enrico Viglierchio. Segue un affinamento minimo di 30 mesi in legno di rovere francese non tostato che, in base all’annata, prevede botti da 60 e 90 hl e barrique, secondo percentuali differenti, con un ulteriore anno di evoluzione in bottiglia.
La degustazione
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1985
Preistorico e puro
Nel calice il fitto e ancor luminoso granato, ne cela quasi la ragguardevole età. L’ampiezza carezzevole del naso ha un impatto floreale dissecato di rosa canina e viola; note di confettura di prugne, scorza d’arancia, chinotto s’intersecano alle spezie dolci e a sentori empireumatici. Il sorso è vivo e succoso, con un tannino integro sostenuto da un’importante spalla acida. Chiude in un persistente finale dai ritorni agrumati, in cui ritroviamo assoluta corrispondenza con l’olfatto.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1988
Mito e longevo
Medesima tonalità colorante del precedente calice ma totalmente diverso nell’impronta olfattiva che, complice la calda annata, si fa più terrosa: frutta a guscio, noce e mandorla con un vegetale prevalentemente secco di fieno, corteccia e radice. Naso crudo e deciso, che ritroviamo all’assaggio nella ruvidezza del tannino e nella percezione amaricante di rabarbaro e china del lungo finale. Un sorso schietto in cui emerge nitido lo spirito del sangiovese.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1990
Faro e spartiacque
Il 1990 è l’annata in cui il Brunello travalicò i confini nazionali spopolando oltreoceano. Il color granato nel calice appare più concentrato e vivido. Immediata all’olfatto l’impronta balsamica, mentolata e vegetale, erbe officinali, timo e alloro; seguono note fruttate di marasca, echi speziati, liquirizia e caffè. Il sorso è polposo e morbido, con un tannino paradigmatico che accompagna nel lungo finale particolarmente sapido.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1993
Sorprendente e vivace
Color granato intenso, con richiami olfattivi all’annata ’88: ritornano la mandorla, la nocciola, la prugna disidratata, e ancora sandalo, cacao, fondi di caffè, liquirizia, che si arricchiscono di un’impronta balsamica e di un leggero boisée. L’incedere gustativo si fa più pungente, ma è ben modulato dalla vibrante freschezza e da tannino amalgamato, con una sensazione pseudocalorica maggiormente percettibile nel persistente finale.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 1997
Solare e atteso
Granato fitto. Al naso emerge una predominante vegetale di erbe aromatiche e foglie di tè, che si alterna a un frutto più fresco e a dolci echi speziati di noce moscata, chiodi di garofano e vaniglia, con ritorni di note affumicate, cacao e fondi di caffè. Il sorso vira più sulle durezze, con un tannino incisivo e una lunga chiusura sapida dai ritorni agrumati.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2004
Solido e consapevole
Il color granato sfuma verso un rubino quasi predominante. L’età delle vigne avanza, così come il ventaglio olfattivo evolve in complessità: frutti scuri, note fungine, radice, sottobosco, corteccia, liquirizia, e ancora sentori balsamici e spezie dolci. In bocca spicca la verticalità, ben equilibrata da un tannino in evidenza che accompagna una chiusura persistente e di struttura.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2010
Paradigma e assoluto
La tonalità nel calice s’inverte: il rosso rubino si fa predominante e il granato più sfumato. All’olfatto ricorda la 1990 seppur più scuro nelle note terrose che svettano su quelle di marasca, bergamotto, rosa canina, viola, felce, muschio, cannella, tabacco. Un sorso in progressione, che racconta, nel potenziale di longevità che si percepisce, quella che fu una storica annata per tutto l’areale di Montalcino. Verticalità e tannino integrato: in evoluzione.
Brunello di Montalcino DOCG 2013
Elegante e old style
Rubino luminoso e concentrato. Complice un’annata più fresca, il ventaglio olfattivo si fa più delicato e meno impattante, aprendosi su netti sentori balsamici e speziati che accompagnano un corredo tostato in progressione. In bocca è intrigante, con una trama tannica meno muscolare e una freschezza che reinvita alla polposa beva.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2015
Rigoglioso e da manuale
Rubino fitto. Al naso si racconta aprendosi su sentori maggiormente fruttati di marasca, ribes, mora, arancia rossa, per poi arricchirsi di note vegetali di sottobosco, spezie e tabacco. Il sorso è immediato, elegante e armonico, magistralmente bilanciato in tutte le sue componenti, con un persistente finale lievemente sapido.
Brunello di Montalcino DOCG Riserva 2016
Sfaccettato e lungimirante
Il color rubino, luminoso e vivido, ne racconta la gioventù, così come l’impatto olfattivo, che per lo più fruttato, si fa più fresco. Seguono echi vegetali lievemente balsamici, cenni speziati e ritorni agrumati. In bocca rivela tutto il suo potenziale in divenire, dalla compatta trama tannica alla lieve esuberanza alcolica, con una lunga e piacevole chiusura sapida.
«il Poggio all’Oro rappresenta la realizzazione di un sogno iniziato con l’eccezionale vendemmia del 1985, diventando il simbolo della continua ricerca dell’eccellenza aziendale, il risultato della costante sperimentazione e del meticoloso lavoro del nostro team» chiosa la titolare Cristina Mariani-May.
I calici degustati raccontano fedelmente questa straordinaria storia in divenire.