Cepparello, un’isola di eleganza e classicità

La Verticale
di Alessandro Franceschini
21 marzo 2025
È stato uno dei primissimi e pioneristici Supertuscan a base solo sangiovese e oggi continua a interpretare con coerenza lo stile del suo fondatore, Paolo De Marchi, a tre anni dalla vendita ai nuovi proprietari francesi.
È nato nel 1980 ed è subito entrato a far parte di quella che diventerà una delle più celeberrime categorie del vino italiano, quella dei supertuscan, ma all'interno di un ramo particolare di quest’ultima, quello che non prevede vitigni internazionali ma solo sangiovese in purezza. Qualcosa di bizzarro, visto con gli occhi di oggi, eppure fino al 1996, anno della sua modifica, il disciplinare del Chianti Classico non permetteva la vinificazione in purezza di vini con il solo sangiovese, benché uva intimamente legata a queste colline poste tra Firenze e Siena.
Oggi il Cepparello, sebbene sia a tutti gli effetti uno dei simboli indiscussi del Chianti Classico, continua a essere commercializzato fuori dalla denominazione (sotto il cappello dell’IGT, ma inizialmente come Vino da Tavola) e riesce a incarnare quell’aura di classicità e finezza che l’hanno sempre contraddistinto sin dall’inizio della sua avventura, quando lo ideò Paolo De Marchi all’interno della sua Isole e Olena.
«De Marchi, a partire dal 1976 selezionò le migliori uve della proprietà e poi, dal 1980 diede vita al Cepparello». A condurre oggi questa storica azienda con il ruolo di Estate Director, dopo l’acquisizione da parte del gruppo francese Epi nel 2022 (famiglia Descours, lo stesso proprietario di Biondi-Santi in Italia e Champagne Piper-Heidsieck e Charles Heidsieck in Francia), è Emanuele Reolon, enologo veneto con un curriculum ricco di esperienze professionali nella sua regione e in Romania, prima di approdare nel Chianti Classico. Dopo un intenso passaggio di consegne – «sono stato tutti i giorni, per 6 mesi, fianco a fianco con Paolo De Marchi» – ha preso in mano la direzione dell'azienda con l’obiettivo di preservare quanto fatto in passato, ma anche di provare a elevare quel concetto di finezza ed eleganza che da sempre caratterizza i vini di questa tenuta.
Il territorio
Isole e Olena sono due piccoli borghi situati a un chilometro l’uno dall’altro nella parte occidentale del Chianti Classico a San Donato in Poggio. Si tratta di una proprietà composta da 250 ettari di bosco, 16 di oliveti e 56 di vigna, dei quali 42 sono dedicati appunto al sangiovese. «Non esiste neanche una vigna esterna, di altre aziende, adiacente alle nostre, quindi abbiamo il pieno controllo del nostro ecosistema» spiega Reolon.
Il Cepparello non è un cru, ma nasce da sempre dalla selezione di singole parcelle – circa una trentina – vinificate separatamente, presenti nelle due zone, che hanno però caratteristiche differenti. A Olena i suoli sono più ricchi di galestro, calcare e roccia, a Isole di alberese e argilla. Inoltre, cambiano le altitudini, che possono partire dai 350 metri e arrivare sino a 500. Dopo la raccolta a mano e la vinificazione separata di ogni parcella in tini troncoconici, si procede alla maturazione in barrique per 18 mesi, anche se a partire dal millesimo 2021 sono sta introdotte botti e tonneaux. Dopo ancora un anno di riposo in bottiglia inizia la commercializzazione di, circa, 50 mila esemplari.
La verticale
Nove annate più una, la 2022, in anteprima, che uscirà tra poco, ma che realmente si troverà in commercio verso settembre. Un arco temporale tutto sommato breve, 20 anni, per un vino che ambisce a durare molto più a lungo. D’altronde, non sono rimaste tante annate in cantina risalenti agli anni ’90, né tanto meno degli anni ’80 – «del 1985 ne abbiamo in cantina solo 4 bottiglie” ha commentato Emanuele Reolon –, ma già da questa retrospettiva più recente emerge la coerenza di un vino che restituisce nitidamente l’annata e il terroir di provenienza. La definizione del frutto è sempre sottile, mai urlata, cremosa nella sua dolcezza in alcune annate, più ricca e lievemente matura in altre, ma senza mai derogare dalla sottigliezza delle sfumature.
L’integrazione del rovere è pressoché perfetta, sempre, sia nelle annate dove veniva usata esclusivamente la barrique, sia nelle ultimissime, dove l’apporto di legni più grandi sta progressivamente aumentando, con l’obiettivo di mantenere sempre una dimensione di finezza.
Cepparello 2005
“Un anno strano in termini di condizioni climatiche, per un’annata di difficile interpretazione, con vini austeri” si legge nella scheda che accompagna il vino. Fu un’annata non semplice in effetti, sia qui che altrove, con le piogge che arrivarono a ridosso della vendemmia. Si disse, ai tempi, che i vini fossero più severi, a tratti poco equilibrati se non scorbutici, soprattutto al palato. A 20 anni di distanza il Cepparello è perfettamente integro, senza alcun segno di cedimento, con belle note di liquirizia e spezie a fare da corredo ad un frutto molto pulito, di confettura di lamponi. Al palato il tannino ha un tessitura sottile e il ritmo del sorso è scattante, fresco, senza sbavature sebbene senza quella ricchezza e avvolgenza presente in annate meno avare di sole.
Cepparello 2010
Figlio di un’annata tardiva, ma ottima in termini di qualità complessiva e resa, il Cepparello di questo millesimo è probabilmente uno dei vini più muscolari di tutta questa verticale, potente sia al naso che al palato. Le note di confetture di lamponi e mirtilli non mancano, sebbene le sfumature siano più scure e dolci, mentre con l’ossigenazione emerge una notevole complessità dove si alternano tante spezie e qualche primissimo accenno di terziarizzazione. Di buona acidità, al palato spicca un tannino ancora importante, ricco, voluminoso, ma di grana ben integrata.
Cepparello 2014
È un’annata che ha fatto venire il mal di testa a molti viticoltori, a causa della notevole abbondanza di piogge nel periodo estivo, che non sono mancate neanche da queste parti. Eppure, “le favorevoli condizioni climatiche del mese di settembre e della prima metà di ottobre, con giornate estive e notti fresche, hanno consentito alle uve una maturazione più lenta ma completa” si legge sempre nella scheda del vino.
È uno vino a due dimensioni: al naso è decisamente fine, balsamico, con note mentolate che si alternano a quelle floreali di lavanda e violette e con la solita componente fruttata sempre ben disegnata e ricamata. Al palato, invece, sebbene freschezza e slancio non manchino, risulta quasi scisso, in carenza di armonicità, con tannini più “crudi” e con una grana di fattura non particolarmente fine. Nonostante questo, certo non manca di bevibilità e piacevolezza complessiva.
Cepparello 2015
Un’altra annata di quelle certamente abbastanza impegnative in vigna, sebbene non come la precedente e con un andamento estivo fresco, con temperature più basse rispetto alla media, ma un settembre caldo e una maturazione alla fine ritardata. Al naso spicca la dimensione speziata, con sfumature di pepe bianco e radice di liquirizia, qualche cenno del rovere ancora non perfettamente integrato e, come sempre, la costante presenza dei piccoli frutti. Il sorso è pieno, con un tannino ancora scalpitante e grosso nella grana, quasi però più rustico rispetto ad altre annate.
Cepparello 2016
Forse è il più timido della batteria e che più ha bisogno di sosta nel bicchiere per far emergere la consueta trama di mirtilli e lamponi. Non cambia registro neanche al palato, dove non manca dinamicità, freschezza, un bell’allungo coerente con il naso e un tannino ancora forse in fieri e in fase di armonizzazione complessiva. L’annata è stata positiva a Isole e Olena, con una raccolta abbondante che si è svolta a metà ottobre.
Cepparello 2019
Poca pioggia ma pochi picchi estremi, resa generosa sia in quantità che qualità e una vendemmia nella prima parte di ottobre. Con questo millesimo si entra nella dimensione più giovane e in divenire del Cepparello, ma in grado di regalare comunque belle sensazioni. La dimensione fruttata è tra le più ricche e mature della verticale, con note che ricordano più le ciliegie in questo caso che i piccoli frutti. Come in altri millesimi, emerge una fresca componente mentolata e balsamica che rende molto piacevole il quadro aromatico complessivo. Più sapido che fresco, la trama tannica è ricca e con una grana ancora scalpitante.
Cepparello 2020
Un annata molto lineare, con un’estate secca e mite dopo una primavera con pericolosi abbassamenti delle temperature che sono stati monitorati con attenzione. Anche in questo caso la componente fruttata è leggermente più matura e voluminosa, ricorda le marasche e le more. Si contraddistingue al palato per una bella sapidità e una trama tannica di buona fattura e integrazione.
Cepparello 2021
Tante piogge in primavera hanno influito negativamente sull’allegagione in fioritura. Il risultato è stata una annata avara in termini quantitativi, ma che in azienda hanno salutato con grande entusiasmo per via di una qualità di grande spessore e finezza. E nel bicchiere, in effetti, emerge un vino di grande espressività, con una componente fruttata davvero fine, cremosa, di confettura di ribes e lamponi, una florealità delicata, balsamicità e spezie. Ineccepibile anche al palato, equilibrato, fresco e sapido insieme, con una grana del tannino di ottima raffinatezza. È un vino già pronto e perfetto in questo momento ma che, chi ha la possibilità di conservarne qualche bottiglia, sarà molto interessante testare con un bel po’ di anni sulle spalle.
Cepparello 2022
Un’altra bella interpretazione, la prima fatta tutta integralmente dalla nuova proprietà, che un po’ come la 2021, segue la volontà di giocare con costanza sulla delicatezza della componente fruttata. I vigneti più alti e freschi e provenienti in maggior misura da Olena piuttosto che da Isole, hanno consentito di combattere la siccità dell’annata. In questo momento le spezie dominano un quadro di raffinata fattura, con un tannino croccante, di bella trama, voluminoso ma di grana fine, già ben integrato, con un ottimo allungo al palato di bella espressività.