Quando il tempo si ferma: il Barolo Ravera di Cogno

Quando il tempo si ferma: il Barolo Ravera di Cogno

La Verticale
di Alessandro Franceschini
12 novembre 2025

Compie 30 anni lo storico cru dell’azienda che per prima, e più di tutti, ci ha creduto all’inizio degli anni ’90. Una verticale dal 2006 al 2016 per rivivere alcune delle annate più significative.

«Nel 1991 nessuno parlava della Ravera, ma noi lo scrivevamo già in etichetta». Oggi, che sono più di 30 le aziende a rivendicare il nome di questo cru ben in evidenza in bottiglia, non manca una certa soddisfazione negli occhi e nelle parole di chi ci ha creduto in tempi non sospetti, quando puntare tutto su un comune del comprensorio del Barolo di nome Novello era considerato ben più di un azzardo, se non proprio una follia. 

L'inizio dell'avventura e della sfida

Nadia Cogno e Valter Fissore, al timone dell’azienda fondata da Elvio Cogno, quest’anno festeggiano una ricorrenza importante, di quelle da segnarsi nei ricordi più belli, quanto meno fino alla prossima: i 30 anni della nascita del Barolo Ravera, ora in commercio con il millesimo 2021.

Se il comune di Novello ai tempi era considerato solo un luogo di acquisto di buone uve nebbiolo, ma niente di più, oggi è probabilmente considerato la patria di uno dei Grand Cru di questo iconico territorio. «Mio suocero era di Novello e quando si buttò in questa avventura nel 1990 aveva già 55 anni e un’esperienza importante alle spalle». Un sfida, insomma: ricominciare dal comune di nascita, dopo aver chiuso l’esperienza a La Morra con i Marcarini. «Furono anni difficili all'inizio, poche le buone annate» ricorda Nadia Cogno, citando una serie di vendemmie non certo memorabili, come quelle che vanno, ad esempio, dal 1991 al 1995.  Poi, però, qualcosa è cambiato, e non è solo una questione di annate felici: è emersa in tutta la sua potenza l’autentico carattere di Ravera. 

Valter FissoreRavera, un cru che bisogna saper aspettare

Oggi Ravera è una delle 181 MGA (Menzioni Geografiche Aggiuntive) introdotte nel disciplinare del Barolo nel 2010. Come altre disegnate ai tempi, è molto grande, anche troppo probabilmente e nei suoi 134 ettari complessivi non tutto è uguale naturalmente, tanto che la stessa azienda Cogno, che ne possiede 17 ettari, 11 dei quali corrono tutti intorno alla cantina, ne ricava 4 Barolo distinti per stile, diversità dei terreni e persino cloni di nebbiolo utilizzati: Cascina Nuova, Bricco Pernice, Vigna Elena e, appunto, Ravera.  

«Non è mai un cru immediato, è minerale, verticale e ha bisogno di tempo». Siamo nella parte sud di Novello, vicino alle montagne e quindi più fredda: nel caso delle vigne che concorrono al Barolo che porta semplicemente il nome del cru Ravera, i terreni sono calcareo e argillosi, molto compatti, ricchi di minerali. «In generale abbiamo un microclima particolare – continua Valter Fissore –. Abbiamo, ad esempio, rispetto a Serralunga d’Alba, più vento, con una fase fenolica più lenta, ma che poi si riporta in pari. Al tempo stesso abbiamo ottime escursioni termiche che ci regalano vini sempre lineari, verticali, balsamici». Vini ovviamente molto longevi e che, probabilmente, con il cambiamento climatico in atto, stanno acquisendo ancora più eleganza e setosità nella trama tannica rispetto al passato. Un aspetto che secondo Valter Fissore non può che essere salutato positivamente, perché rende questo cru più accessibile, senza perdere i tratti caratteriali che lo contraddistinguono da sempre.

La degustazione

Ottenuto dalle sottovarietà Lampia e Michet, da vigneti posizionati intorno ai 380 metri di altitudine, Il Barolo Ravera di Cogno trascorre in vinificazione sempre lunghe macerazioni, di almeno 30 giorni, matura poi per due anni in botti di rovere di Slavonia da 25-30 ettolitri e sosta in bottiglia per 6 mesi prima di essere commercializzato in circa 16mila esemplari. 

In occasione di questo anniversario sono in commercio da poco una cinquantina di cassette commemorative con sei annate all’interno, che abbiamo avuto la fortuna di degustare durante la sua presentazione   

Barolo Ravera 2006
È stata una delle grandi annate del primo decennio del nuovo millennio. Un inverno interminabile, con tanta neve e poi un’estate calda, con punte oltre i 35 gradi. Decisamente austero al naso, dona lentamente note di tabacco e liquirizia, menta e violette, mirtilli e lamponi. Un giovanotto, decisamente in grande forma, con una trama tannica potente, ancora quasi graffiante, corroborata da una freschezza molto piacevole. Da lasciare ancora riposare, senza fretta.

Barolo Ravera 2011
Annata sostanzialmente calda, nonostante i mesi di giugno e luglio siano stati abbastanza freschi, con una vigna che i Cogno ricordano essere stata sempre in anticipo. Nel bicchiere il frutto emerge subito quasi sfacciato, con note di cliegie e prugne, ma donando poi note di terra e tartufo. Al palato ha un tannino rotondo e risolto, più docile per essere un Ravera, con un finale di grande mineralità.

A sinistra l'annata 2011, a destra la 2012

Barolo Ravera 2012
«È stata un’annata criticata e passata quasi in sordina» afferma Valter Fissore. L’inverno fu freddissimo, anche fino a -15 gradi. Poi l’estate invece fu molto calda, con punte anche oltre i 38 gradi, ma la vigna aveva le giuste riserve idriche. Scarico nel colore, non si dona subito al naso, con note di humus, rose e piccoli frutti. Al palato è forse quello con la trama tannica dalla grana più sottile, ma non certo morbida e docile. Bello il finale, minerale e quasi salato, davvero gastronomico.

Barolo Ravera 2013
L’inverno fu rigido ed arrivò fino ad aprile, tanto che tutto avvenne in ritardo, dallo sviluppo vegetativo fino alla vendemmia, che si è svolta con un clima secco, caldo e con una maturazione perfetta. È il Ravera più originale nei profumi, con note di erbe officinali molto evidenti, the nero, grafite. Al palato è ricco, potente, con un tannino di razza, di bella tessitura e avvolgenza.

Barolo Ravera 2014
L’annata è di quelle da ricordare, ma solitamente in negativo: tanta pioggia e tante preoccupazioni, con solo metà della produzione portata a casa. Insomma, un vera sfida. Ferroso, sottile, con note di piccoli frutti e tante spezie, al naso sembra quasi di trovarsi di fronte e un nebbiolo di altre latitudini piemontesi. Al palato il tannino è sempre quello della Ravera, anche se la silhouette complessiva è più affilata, magra, tesa, ancora ematica nel finale.

Barolo Ravera 2016
La stagione è stata lunga, serena, con tutte le cose al loro posto sul fronte delle piogge e del caldo e il risultato nel bicchiere in questo momento è semplicemente strepitoso. Ha tutto: l’eleganza dei piccoli frutti, note minerali e floreali, the verde e melone, sembra quasi disegnato a tavolino da quanto è armonico. Al palato il tannino è semplicemente perfetto per tattilità, grana e ricchezza, con un finale eterno. Non innamorarsi del Ravera, dopo questa annata, è impossibile.