Climate change? Può diventare un’opportunità

Climate change? Può diventare un’opportunità

Nel piatto e nella vigna
di Leonardo Valenti
13 giugno 2024

Il climate change è una sfida che sta, lentamente ma inesorabilmente, cambiando le regole di un gioco, quello dell’enagastronomia. Stanno cambiando i consumi, sta cambiando l’approccio in vigna. Il mondo della vitivinicoltura come sta reagendo? Ci saranno degli impatti anche per la ristorazione?

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 26 Maggio 2024

I cambiamenti climatici in atto sono sotto gli occhi di tutti ormai da tempo e chi, come me, lavora giornalmente a stretto contatto con la vigna e i produttori che la custodiscono, ne vede gli effetti quotidianamente. Le implicazioni, dal punto di vista agronomico, sono molteplici e non può essere certo questo lo spazio per approfondirle vista la vastità dell’argomento. Sottolineo, però, un solo aspetto, certamente indicativo di quello che sta succedendo: per più di 20 anni, a partire dagli anni ’70 e sino alla fine degli anni ’90, in viticoltura abbiamo creato selezioni clonali migliorative con l’obiettivo di individuare genotipi prestazionali. Ricercavamo, quindi, varietà con alte prestazioni zuccherine, elevati contenuti di polifenoli e di colore. Esattamente l’opposto di quello di cui oggi abbiamo bisogno.

Tornare indietro? Sarebbe economicamente drammatico in molti casi: dovremmo estirpare vigne ancora giovani e produttive con un danno difficilmente ammortizzabile nel medio periodo. Che fare, quindi? Nessuno ha la sfera di cristallo, naturalmente, ma cambiare paradigma e immaginare di mettere insieme una negatività, ovvero gli effetti dei cambiamenti climatici, con le opportunità che si possono aprire è una necessità. Spostare la viticoltura più in alto di 100 o anche 200 metri, considerando che la maggior parte delle nostre denominazioni in Italia può farlo, avrebbe più di un effetto benefico e coniugherebbe insieme svariati vantaggi, non solo perché si guadagnerebbe qualche grado di temperatura in meno. Significherebbe anche ripopolare zone che in passato sono state quasi abbandonate in molti casi: la viticoltura, infatti, è bene ricordalo, è una delle poche colture che, in teoria, può ancora dare un reddito interessante e prodotti di qualità mediamente più alta rispetto ad altre attività agricole.

A questo, inoltre, aggiungiamo l’effetto positivo per la sostenibilità ambientale: il mantenimento e la manutenzione delle zone di alta collina e montagna evita il dissesto idrogeologico e diminuisce l’impatto, a volte anche devastante, degli eventi metereologici portati dal cambiamento climatico, che ormai sono difficilmente prevedibili per quantità e durata. Piantare vigneti più in alto, dove non ci sono mai stati, significa, infine, partire da zero con selezioni mirate per quello specifico ambiente, una situazione ideale per ottenere vini che vadano incontro agli obiettivi che ci si è prefissati. Insomma, i cambiamenti climatici in atto possono avere impatti positivi dal punto di vista economico, sociale e colturale. Si tratta solo di cambiare prospettiva. ◆

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