Tra le pieghe della guida Viniplus 2008

News Guida ViniPlus
di Davide Bonassi
14 febbraio 2008
Una chiave di lettura più profonda della Guida, per restituire visibilità e la qualità percepita anche da tipologie e denominazioni meno evidenziate

In questo articolo, calmate le acque e tirato il fiato, vado alla ricerca di una chiave di lettura più profonda della Guida, che restituisca la qualità percepita anche di tipologie e denominazioni meno in evidenza, anche perché rappresentate da un numero più esiguo di vini.
Spumanti
In premessa, va sottolineato ancora una volta la qualità ormai raggiunta dalle bollicine lombarde. Non può essere un caso se tutti i 137 (!) vini arrivati alla degustazione, di cui 101 Franciacorta, 20 Oltrepo Pavese e 16 VSQ, hanno trovato pubblicazione sulla Guida. E ancor più delle 10 eccellenze, cioè quattro rose camune tributate, devono far notizia i ben 33 vini ottimi, valutati 3 rose camune, di cui 27 franciacortini e 6 oltrepadani. D’altronde, con l’arrivo nel 2009 delle prime bottiglie di Oltrepo Spumante Docg, la leadership lombarda nel segmento del metodo classico sarà sancita definitivamente, arrivando con ogni probabilità a coprire i due terzi della produzione nazionale.
VSQ
Spenti i riflettori sulle bollicine franciacortine e sui metodo classico oltrepadani, meritano comunque attenzione i 16 vini spumante di qualità, alcuni anche a denominazione (es. Lugana Doc) che hanno tutti guadagnato il diritto alla pubblicazione in Guida. Un lotto di spumanti davvero eterogeneo con prodotti sia a metodo classico che charmat, alcuni proposti in versione rosè. Da segnalare come “buoni”, cioè meritevoli di due rose camune i seguenti: Berlucchi con la Cuvèe Imperiale Brut; Costaripa con Costaripa Spumante Brut; Pasini Produttori con Ceppo 326 Spumante Brut Rosè Metodo Classico 2004 ed infine Vanzini con Pinot Nero Spumante Rosè Charmat Extra Dry Igt Provincia di Pavia.

Se volessimo aggiungere dettaglio all’analisi della performance degli spumanti oltrepadani, non potremmo che trovarvi motivo di soddisfazione. Infatti tutti i vini posti in assaggio si sono guadagnati la pubblicazione e alle 4 rose camune dell’Ecru 2002 della Anteo fanno degna corolla ben sei vini “ottimi”, cioè meritevoli di tre rose camune: il Riserva del Poeta 2001 ancora dell’Anteo, il Millesimato Brut 2002 della Cantina Storica di Montù Beccaria, il Testarossa Principio 2000 della La Versa, il Brut 2001 della Monsupello, il Brut Classese della Monterucco e il Brut Clasesse della Torrevilla.
Bianchi
Il panorama dei bianchi fermi lombardi è rappresentato da ben 119 vini, tra cui la parte del leone l’hanno giocata senza ombra di dubbio i vini della Lugana Doc, con ben 41 referenze. Rispetto agli spumanti, tutti promossi e pubblicati, nelle altre tipologie, e quindi anche per i bianchi fermi, qualche vino non ha raggiunto, a nostro avviso, una qualità tale da meritarsi l’ingresso in Guida. Sul campo è rimasto un numero tutto sommato non limitato di vittime: 10 vini su 119 vini bianchi fermi valutati, pari al 8,40% dei campioni. Altra considerazione di facile lettura, tra le righe dei risultati conseguiti dai vini di questa tipologia, è la loro incapacità a produrre vini qualitativamente di vertice in buon numero: segno che le zone vocate per questo tipo di produzione sono molto meno estese di quelle previste dai vari disciplinari di produzione (la Lugana, solo alcune zone limitate dell’Oltrepo e alcune vigne di particolare pregio in Franciacorta) e che poche uve riescono a garantire in effetti qualcosa in più (Trebbiano di Lugana, Riesling e Chardonnay). Con una sola eccellenza e 17 vini decretati ottimi, cioè da tre rose camune, pari complessivamente al 15,13% dei vini in questione assaggiati, la tesi sembra essere provata in maniera incontrovertibile. Allargando le maglie fino a ricomprendere tutti i vini da due rose camune in su il dato comunque si ferma al 38,66% dei vini valutati.
Lugana
La nota positiva viene decisamente dai vini bianchi prodotti in Lugana, terra vocata lombardo-veneta, che piazza proprio un vino “veneto” al vertice e ben altre nove bottiglie a fargli da corte. Il peso dei vini eccellenti e ottimi, ben 10 su 41 Lugana valutati, è pari al 24,39%, ben al di sopra del 15,13% dell’intera categoria. Al Lugana Riserva Sergio Zenato 2005 della Zenato fanno nobile corte il Lugana 2006 e il Lugana Superiore Filo d’Arianna entrambi della Roveglia, il Lugana Pergola 2006 della Civielle, il Lugana Tenuta Maiolo 2006 e il Lugana Superiore Molin entrambi della Provenza, il Lugana Le Crete 2006 di Ottella, il Lugana Gran Guardia 2006 della Montresor, il Lugana Pievecroce 2006 della
Costaripa e il Lugana Vigneto Pansere della F.lli Fraccaroli.

Il quadro della Lombardia bianchista si chiude con gli ottimi vini provenienti dal quadrante gardesano, il Garda Chardonnay Meridiano della Ricchi e il Garda Riesling 2005 della Redaelli de Zinis; con Terre di Franciacorta Bianco Convento della Santissima Annunciata 2004 della Bellavista; con quattro bianchi di natali oltrepadani, il Pinot Grigio Vendemmia Tardiva 2006 della Ca’ di Frara, il Riesling Italico 2006 della Torti Pietro, il Blanc 2005 della Mazzolino e il Riesling Monsaltus 2003 della Marchesi di Montalto; a chiudere un vino da tavola il Solesta 2005 della La Costa di Perego (LC). A commento non si può che notare come gli acuti siano nelle corde dello Chardonnay (vedi Ricchi, Bellavista, Mazzolino e La Costa, quest’ultima con un uvaggio saldato con un 30% di Riesling renano) e del Riesling (Redaelli de Zinis, Torti Pietro e Marchesi di Montalto), con la nota di un Pinot Grigio che se non è prodotto per gli scaffali dei drugstore americani, con la piena maturazione riesce a proporsi a livelli di vertice.
Rosati
Una pattuglia davvero sparuta quella dei rosati che ci sono stati inviati per la valutazione: meno del 1,5% del totale dei vini valutati! E poco conta che di questi il 50% fossero Chiaretti del Garda e i rimanenti di varia origine. Sono stati e rimangono otto vini, otto in tutto! Temo che in questo caso il fatto che il vino sia pensato per un consumo immediato e quindi un’altrettanto immediata immissione in commercio, (se ne vedono già sugli scaffali prima di Natale dell’anno di vendemmia!), abbia reso impossibile averne in maggior quantità visto che l’invio dei campioni è stato richiesto alle aziende per questa edizione della Guida entro la metà di settembre 2007, similmente a quanto comunque avvenuto anche per le precedenti edizioni. Quindi si va a richiedere un vino finito e non ancora rimpiazzato dalla nuova annata, o forse un vino non sempre finito in magazzino ma piuttosto in bottiglia, tanto da sconsigliarne l’invio ad una giuria? A pensar male si fa peccato, ma spesso…
P.S. 2 vini sugli 8 valutati non hanno raggiunto il minimo per la pubblicazione, un
“bel” 25%!
Chiaretto
E pensare che i quattro chiaretti valutati si sono mostrati tutt’altro che vini finiti, con ben tre in grado ancora di guadagnarsi le due rose camune e qualificarsi quindi nella categoria dei vini “buoni”: Il Garda Classico Chiaretto Vino di una Notte 2006 della Avanzi, il Garda Classico Chiaretto Rosamara 2006 della Costaripa e il Garda Classico Chiaretto Rosso Chiaro 2006 della Zuliani. Chapeau (!) per la controprova offerta alla non necessità di un chiaretto da bersi in un pronti e via…
Rossi
Poco meno del 50% dei vini assaggiati. La categoria senza dubbio più rappresentata della produzione lombarda. 277 vini valutati, con 27 eccellenze ma anche purtroppo ben 26 vini scartati. I 27 vini eccellenti rappresentano poco meno del 10% dei vini di questa tipologia, ma se allarghiamo la cerchia anche ai 45 vini ottimi allora la percentuale balza a pochi centesimi sotto il 25% (ben di più del magro 15,13% dei vini bianchi con il medesimo criterio) e se prendiamo tutti i vini da almeno due rose camune in su, ben 133 (!), in percentuale il dato sale ad un rotondo 48% (ben di più del magro 38,66% dei rivali in bianco). In sintesi in Lombardia, sulla base dei vini che abbiamo potuto valutare, sembra che vengano e/o si facciano meglio i vini rossi. Sembra che le zone vocate effettivamente coincidano in larga parte con le estensioni individuate nei disciplinari di produzione e che i vitigni impiegati, in verità numerosi, siano tutti in grado di produrre qualcosa degno di nota. Certo è che l’azionista di maggioranza relativa in questo consiglio rossista ha il nome dell’Oltrepo Pavese, con ben 90 vini a denominazione proposti alla valutazione, seguito dai rossi della Provincia di Brescia, ben 56 di cui 33 provenienti dal Garda e a chiudere, ultima solo in questo elenco, la Valtellina che piazza 45 vini in assaggio tra Valtellina Superiore e Sfurzat.
Oltrepo Pavese
L’esposizione non può che seguire un criterio di rilevanza numerica dei campioni avuti in valutazione. Pertanto prima si tenterà qualche valutazione di dettaglio attorno alle 42 bonarda valutate, quindi si farà il punto della situazione sul Pinot Nero vinificato in rosso attraverso le 19 espressioni avute in degustazione, per chiudere con i risultati riportati dalle 15 barbera e i 7 Buttafuoco.

Degna di nota la riconferma ad alti livelli della Bonarda Vivace Gianna 2006 della Martilde, già frequentatrice dei piani alti della Guida anche nell’edizione precedente, e di grande soddisfazione l’aver visto segnare la presenza di ben altri 13 bonarda nella categoria vini “buoni”, cioè valutati da 2 rose camune: la Bonarda 2006 di Vanzini, la Bonarda Millenium 2005 e la Bonarda Cresta del Ghiffi 2006 entrambe di Agnes Fratelli, la Bonarda 2006 di Ca’ Montebello, la Bonarda Vigna Il Modello 2006 della Monterucco, la Bonarda Carlino 2006 del Castello di Luzzano, la Bonarda Marubbio 2005 della Scarpa Colombi, la Bonarda 2006 della Picchioni, la Bonarda Vigna Casapaglia 2004 della Bagnasco, la Bonarda Punto Fermo affinata in legno 2004 della Montenato Griffini, la Bonarda Vivace 2006 della Fortesi, la Bonarda 2004 della Ca’ Boffenisio, e a chiudere la Bonarda 2006 della Belcredi. In tutto fanno 13 vini da 12 produttori diversi! Alcune ferme, anche passate in legno, anche di discreto invecchiamento; altre mosse, addirittura frizzanti. Un panorama variegato, forse troppo, che comunque sa portare a buon livelli tanti buoni vini.
Pinot Nero
19 su 19 pubblicati, quasi il 50% da tre rose camune in su. Il pinot nero oltre padano vinificato in rosso era atteso alla prova del nove e l’ha superata di slancio. A parte le tre eccellenze che hanno già la loro ribalta, figurando nell’elenco dei vini eccelsi che apre la nostra Guida, do volentieri spazio ai sei vini che sono comunque con le loro tre rose camune arrivati ad un passo dalla vetta: Pinot Nero 2004 di Torti Pietro, Pinot Nero Giorgio Odero 2004 della Frecciarossa, Pinot Nero 2005 della Marchese Adorno, Pinot Nero Cànué 2004 della Marchesi di Montalto, Pinot Nero Vigna Rosara 2001 della Cantina Storica di Montù Beccaria e infine il Pinot Nero Umore Nero 2006 del Castello di Luzzano.
Barbera
Una delle sorprese in positivo della Guida. 14 vini su 15 pubblicati, un vino eccellente, un vino ottimo, e comunque ben nove da due rose camune a crescere (pari al 60% dei campioni assaggiati). Oltre la Barbera La Strega La Gazza e Il Pioppo 2004 della Martilde che raggiunge la vetta, poco sotto si piazza con l’onore delle tre rose camune la Barbera Clà 2005 di Vercesi del Castellazzo. Barbera e Champagne, cantiamo… ops, il secondo non è lombardo!
Buttafuoco
Solo sette vini, un po’ pochini. Un vino ancora tutto da scoprire, per la nostra Guida si intende. I segnali sono comunque incoraggianti: tutti pubblicati, 5 su 7 da due rose camune in su, tra cui uno, il Buttafuoco Bricco Riva Bianca 2003 della Picchioni da meritarsi l’ottimo, ovvero le tre rose camune.
Brescia
La Provincia di Brescia si dimostra ancora una volta terra ricca di cantine attente e pronte a cogliere l’opportunità di concorrere con i propri vini per promuoverne le qualità. I vini bresciani sono presenti numerosi in tutte le categorie: spumanti, bianchi, rosati, rossi e vini da dessert. Indice forse di una realtà vinicola diffusamente imprenditorializzata, che alla necessaria sapienza agricola unisce l’altrettanto necessaria organizzazione aziendale e gestionale. Ciò detto, dei 56 vini rossi che si sono potuti degustare ben 33 sono giunti dal Garda, 12 dalle DOC che fanno corona alla città di Brescia (Cellatica, Botticino e Capriano al Colle) e 11 dalla Franciacorta.
Garda
La pattuglia in rosso del Garda ha visto giustamente un numero significativo di vini a base groppello, ben 11, alfiere autoctono della zona. Tra questi, tutti pubblicati, sono degni di particolare menzione: il Garda Classico Groppello Muracca 2005 della Berardi, meritevole delle tre rose camune; il Garda Classico Groppello Riserva Poggio dei Sassi 2001 della Redaelli de Zinis, il Garda Classico Groppello Riserva Arzane 2003 della Pasini Produttori e il Garda Classico Groppello Mocasina 2006 della La Torre di Pasini Attilio tutti e tre quest’ultimi capaci di guadagnarsi le due rose camune. A far da contraltare all’autoctono sono giunti anche numerosi vini a base cabernet sauvignon, in particolare il Garda Cabernet 2003 di Brunello, capace di raggiungere l’ottimo rappresentato dalle tre rose camune e il Garda Cabernet Sauvignon Ca’ d’oro 2004 della Roveglia, valutato due rose camune. A chiudere i vini degni di nota, con due rose camune troviamo anche il Garda Classico Rosso Superiore Mader 2005 della Selva Capuzza, nella classica ricetta gardesana che vede groppello, marzemino, sangiovese e barbera insieme e il Garda Marzemino Poderi Ogaria 2004 della Pratello, con prevalenza dell’omonimo vitigno capace di esprimersi in maniera interessante anche in questo areale.
Terre di Franciacorta
Degli 11 vini posti in valutazione due hanno mancato la pubblicazione, non pochi! Ma, onor del vero, uno ha raggiunto l’ottimo, ovvero le tre rose camune: il Terre di Franciacorta Rosso Zenighe 2003 della Bosio. Nella categoria vini “buoni”, ovvero da due rose camune altri tre vini centrano l’obiettivo: il Terre di Franciacorta Rosso 2005 della Tenuta Castellino di Bonomi, il Terre di Franciacorta Rosso Cùdula 2004 della Colline della Stella e il Terre di Franciacorta Rosso Pomaro 2004 della Castello di Gussago.
Botticino, Capriano e Cellatica
In questa terna di terroir a Doc la preminenza sembra andare a Botticino. Provengono infatti da Botticino un tre rose camune, il Botticino Riserva Foja d’Or 2000 della Franzoni e un due rose camune, il Botticino Vigna Pia’ della Tesa dell’Antica Tesa.
Da Capriano si segnala un vino “buono”, ovvero da due rose camune: il Capriano del Colle Rosso Riserva degli Angeli 2004 della Lazzari. Da Cellatica è giunto un solo campione: purtroppo scartato!
Valtellina
Si passi in rassegna l’elenco dei vini eccelsi in apertura di Guida: che altro dire! 20 vini eccellenti su 45 presentati alle nostre valutazioni. 10 Sfurzat su 12, eccellenti! In totale 37 vini da almeno tre rose camune su 45 vini valutati! Se non è compattezza produttiva questa…
Lambrusco
La Lombardia è anche terra di Lambrusco, o perbacco! Certo i Lambruschi Doc emiliani battono dieci a uno quello mantovano, vale a dire circa 1.500.000 di hl l’anno contro i 150.000 hl prodotti tra Viadana e Sabbioneta. Tuttavia lo produciamo, ed anche di qualità, con buona pace dei dirimpettai. Purtroppo c’è da rammaricarsi per le poche referenze che si è potuto valutare, tra le quali merita un particolare plauso per le tre rose camune ottenute il Lambrusco Mantovano Longhino Dante 2006 della Virgili. Volendo allargare le maglie, il paio di “lambruschi” a IGT valutati non si sono dimostrati niente male: il Provincia di Mantova Lambrusco Pjaföc ancora della Virgili e il Gran Rosso del Vicariato di Quistello 2006 della Cantina Sociale di Quistello.
Valcalepio
In questa edizione le referenze bergamasche sono cresciute sia per numero di vini che per cantine: un grazie per l’attenzione, davvero. Ma le dolenti note, ahimè, non possono essere inascoltate: 17 Valcalepio a denominazione pervenuti: zero eccellenze, zero vini ottimi, un solo vino “buono”, ossia da due rose camune, il Valcalepio Rosso 2003 del Castello di Grumello. Da mettere in conto pure 4 vini non pubblicati. Francamente, troppo!
Vini da dessert
Ci si poteva attendere un numero di vini maggiore, non fosse altro perché passiti e vini dolci sono di gran moda e perché una qualche zona vocata se non un qualche vino della tradizione li vantiamo anche qui, in Lombardia (Moscato di Scanzo, Oltrepo Pavese Sangue di Giuda, Moscato di Volpara, per esempio). I 22 vini degustati rappresentano quindi un numero troppo esiguo di vini per poter giudicare la categoria in maniera
dettagliata. Limitiamoci a quanto segue. Un rinnovato plauso al San Martino della Battaglia Gefide 1999 della Spia d’Italia e al Valcalepio Moscato Passito 2003 della La Tordela, unici vini da meditazione a meritarsi le quattro rose camune per questa edizione. Degni di menzione sono sicuramente anche gli ottimi Moscato di Scanzo 2004 della Pagnoncelli Folcieri e il Moscato di Scanzo 2005 della De Toma.
Da segnalare infine altri due vini capaci di meritarsi l’ottimo delle tre rose camune:
l’Alto Mincio IGT Bianco Passito Le Cime 2005 di Ricchi, sapiente blend di moscato giallo e garganega e il Goccio di Sole della Caminella, vino da tavola da uve moscato di Scanzo appassite.
Dulcis in fundo, proviamo a tirare le somme. I 40 vini lombardi eccelsi, i 103 ottimi, i 150 buoni rappresentano il tesoro da esplorare nascosto, ma non troppo, tra le pieghe delle 352 pagine di quest’ultima edizione della Guida Viniplus. In minima parte in queste righe
sono riuscito a citare questa teoria di vini che vale la pena di essere esplorata. Ancora grazie mille a tutto il fantastico gruppo di persone che con la loro passione e disponibilità ha permesso di scattare questa fotografia della qualità dei vini della nostra Lombardia. PROSIT!
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