Vini a palazzo, vini al castello: l’eleganza è di casa

Vini a palazzo, vini al castello: l’eleganza è di casa

Non solo vino
di Sara Missaglia
26 marzo 2020

Viniplus di Lombardia - N°18 Marzo 2020. Le cantine lombarde possono essere luoghi di bellezza aristocratica, ricche di tradizione e dalle radici antiche. Andiamo a scoprirne alcune delle più affascinanti

Tratto da Viniplus di Lombardia N°18 - Marzo 2020

Clicca sull'immagine per scaricare l'articolo in versione PDFDove c’è cantina c’è casa. E se la casa è un palazzo (o un castello), ancora meglio. Eleganza, classe, fasto, signorilità, storia: una matrice a tante entrate per un’equazione facile da risolvere. Palazzo (o castello)
uguale epoca, e mai come in questo momento si ha desiderio di bellezza, soprattutto se antica. Una bellezza che ha origini lontane, e che non si ferma quindi ad un mero canone estetico: comunica invece radici, tradizioni, storia. Muri di cinta, saloni delle feste, lampadari suntuosi, tappeti, arazzi e ritratti di anti- chi avi alle pareti: come non sentirsi immediatamente principi e principesse? Attraversare saloni ricchi di storia, riscaldarsi al fuoco di un camino centenario, perdersi tra affreschi e stemmi araldici, accoccolarsi su una dormeuse Impero: chiudere gli occhi e per un istante fermare il tempo, portando le lancette indietro di qualche secolo. Scendere in cantina, percorrere ripide scale sovrastate da pietre, immaginare quei pertugi percorsi centinaia dianni fa da vignaioli e produttori, respirare la loro stessa umidità, vedere con la luce di candele e lanterne. Avvertire inconsciamente presenze insolite, forse spiriti o fantasmi che ancora abitano le antiche dimore. Luoghi che hanno un’anima, e che continuano a raccontare vita vissuta. Charme, fascino ed eleganza esercitano un’indiscutibile suggestione, e spesso gli occhi vedono ciò che i luoghi comunicano: il passato ha un profumo tutto suo. Degustare il vino in ambienti così unici è magia e valore: e se gli occhi
sono di uno straniero, non ancora assuefatti alle innumerevoli bellezze artistiche del nostro Paese, l’effetto e le sensazioni sono amplificate. La Lombardia molto ha da raccontare tra dimore e cantine storiche, castelli e roccaforti, palazzi e ville: un patrimo- nio «enoimmobiliare» di tutto rispetto e considerevole pregio. Nel nostro viaggio immaginario abbiamo scelto un percorso che ci porterà in quattro distretti importanti per la viticoltura regionale. Siete pronti a partire? In sella a un destriero, su un cocchio dorato, tra le ali di un dragone: l'immaginazione, come nelle fiabe, non ha limiti. E la realtà, in questi casi, supera di molto la fantasia.

Una delle magnifica sale del Castello di Grumello ( Grumello del Monte - Bergamo)Castello di Grumello
Grumello del Monte (Bergamo)

Tra Bergamo e il Lago di Iseo, nel distretto vitivinicolo che prende il nome  di Valcalepio, il Castello di Grumello sorge nel borgo di Grumello del Monte, tra antichi filari. La prima costruzione risale all'anno Mille: grazie alla sua posizione strategica, fu eretta come fortezza militare, importante presidio di avvistamento, e per tutto il Medioevo  – sotto la prioprietà dei Consoli del Borgo – fu destinata  ad assolvere funzioni di avvistamento e di difesa.
Ancora oggi la Tenuta conserva il salone  del corpo di guardia, la torre dotata di una bellissima merlatura guelfa, le prigioni e le cantine, dove affinano i vini della Tenuta. Tra il 1300 e il 1400  il Castello subì una serie di passaggi  di mano , conteso da guelfi e ghibellini del Lago d'Iseo, piuttosto dal dal Ducato di Milano (assegnato a Pandolfo Malatesta su disposizione del Duca di Milano Gian Galeazzo Visconti) e dalla Repubblica di Venezia, a cui fu ceduto nel 1442. Nel 1700 diventò dimora patrizia, e fu residenza di diversi casati, dai conti Suardo ai marchesi Del Carretto, sino ai principi Gonzaga di Vescovado. Il 1953 segna l’ingresso nella proprietà della Famiglia Reschigna Kettlitz di Milano, che ha avviato una valorizzazione del territorio e dato grande impulso alla viticoltura della zona. Le cantine fanno parte, insieme alla torre, delle antiche strutture del Castello di Grumello: il suo valore lo ha reso un luogo di cultura per degustazioni ed eventi aperti al pubblico, in particolare per incontri letterari o concerti da camera, data la perfetta acustica di quella che ancora oggi viene chiamata Sala Biliardo. Oggi gli ettari vitati sono 37, di cui 18 a vigneto specializzato, per una produzione di circa 100.000 bottiglie annue: i filari si trovano  sul Colle del Calvario, una collina che guarda al Castello , sulla cui sommità fu eretta  nel '600 una piccola cappella dedicata alla Santa Croce. Alla guida della cantina Cristina Kettlitz, che rappresenta la terza generazione della Famiglia Reschigna: il legame tra presente e passato è ben  sottolineato dal recupero, avvenuto a partire dagli anni '90 per iniziativa di Carlo Zadra, padre di Paolo, l'attuale enologo, di alcune varietà storiche bergamasche, tra cui è stato  individuato un vitigno autoctono praticamente scomparso, la merera. Da uve merera è nato nel 2015 un vino, il Brolo dei Guelfi scommessa e ponte tra passato e futuro.

Veduta del Castello di Stefanago (Borgo Priolo - Pavia)Castello di Stefanago
Borgo Priolo (Pavia)

Siamo sulle colline  dolci dell'Oltrepò Pavese, tra i 350 e i 500 metri sul livello del mare: 20 ettari di vigneto e 135 ettari tra boschi, prati, frutteti e terreni seminativi. IL cuore della tenuta è il Castello, datato intorno  al 1000-1300, dove hanno sede le cantine  per la produzione e l'affinamento dei vini. Una conduzione in regime biologico ad opera di Antonio e Giacomo Baruffaldi, certificata dal 1998, con una produzione di bottiglie dalle 50.000 alle 60.000 a seconda delle annate. Il Castello di Stefanago domina un piccolo borgo agricolo e si erge tra le valli dei fiumi Coppa e Schizzola. Antiche leggende circondano la sua storia: quella che narra che per effetto di un misterioso incantesimo o sortilegio i grandi massi che oggi sono alla base del Castello furono lì trasportati in sole tre notti. Oppure la credenza che racconta che intorno al Castello per secoli e secoli si udirono urla e rumor d’armi delle battaglie tra i casati di Nebbiolo e di Stefanago, in lotta tra loro per il rapimento di una pulzella. Nel 1400 l’intero complesso fu sottoposto a restauro, e grandi signori del tempo (gli Sforza, i Dal Verme e i Malaspina) ne fecero dimora. Le antiche cantine hanno muri in pietra e volte in cotto, sovrastate da giardini all’italiana: nella porzione del Castello di epoca quattrocentesca sono state messe a punto suite per il soggiorno alberghiero, con arredi non suntuosi ma evocativi dei fasti di un passato importante.

Il vigneto Vertemate davanti all’omonimo palazzo (Piuro - Sondrio)Palazzo Vertemate Franchi
Piuro (Sondrio)

Si tratta di una delle più suggestive residenze del ‘500 lombardo, non lontano dal borgo di Piuro in Valchiavenna. Era la residenza estiva della famiglia Vertemate, e si trova a pochi chilometri dalla storica Cantina Mamete Prevostini di Mese. Le mura del Palazzo cingono il vigneto Vertemate, che la cantina ha preso in gestione dal Comune dagli anni Duemila e dove alleva riesling e traminer aromatico per la produzione del noto passito che porta il nome della storica residenza, sul modello dei vini prodotti negli château francesi. Si tratta di un raro esempio di clos lombardo: i muri in pietra sono ampi e solidi, concepiti per consentire alla pietra di scaldarsi al sole e accumulare calore da trasferire al vigneto, agli orti e alle piante da frutto. Sul finire dell’Ottocento, quando la famiglia Vertemate si estinse, il Palazzo fu acquistato da un antiquario milanese, tale Napoleone Brianzi: nel tempo era stato lentamente abbandonato, e l’arredo trafugato e disperso. Brianzi lo fece in parte restaurare, riarredando le stanze con nuovi pezzi d’epoca. Dopo il 1937 passò nelle mani di altri proprietari, e dal 1988 la dimora è Casa Museo del Comune di Chiavenna, che ha fatto fronte al restauro delle opere lignee interne e dei quadri, e ha catalogato arredi e oggetti presenti. Dal 1995 a tutte le aree verdi del Palazzo è stato esteso il carattere museale, conservando i caratteri storici del vigneto, degli orti, del castagneto e del giardino. Il Palazzo all’esterno è caratterizzato da linee sobrie e poco sfarzose: superando il portale bugnato, con le incisioni dei nomi dei due fratelli che lo fecero costruire e con il loro stemma sulla chiave dell’arco, si scopre una realtà raffinata e ricca di decorazioni e di arredi. Le pareti e i soffitti a volta sono dipenti a fresco, con immagini che si ispirano  alle "Matamorfosi" di Ovidio, come la sale  degli amorini, delle arti o degli amori, dello zodiaco, la stanza del vescovo e quella del Carducci. E ancora sale con le pareti rivestite in legno con intarsi di pregio. Sono ignoti i nomi degli architetti che progettarono il Palazzo, così come gli artisti che realizzarono i preziosi soffitti in legno. Una bellissima e raffinata residenza estiva, una seconda casa, come diremmo oggi, progettata e arredata senza badare a spese.

Vista esterna di Palazzo Lana Berlucchi (Borgonato di Corte Franca - Brescia)Palazzo Lana Berlucchi
Borgonato di Corte Franca (Brescia)

Il Palazzo adiacente alle cantine storiche risale al Cinquecento, quando fu costruito su una preesistente struttura medioevale dalla famiglia nobile di origine bergamasca Lana de’ Terzi, da cui discendeva Guido Berlucchi. Nel secolo successivo raggiunse la struttura attuale, un vero ensemble di stili architettonici perfettamente integrati e coerenti con le epoche passate. Fu meta di visite di ospiti illustri, come attesta il ritratto del 1495 nella elegante sala del camino di Caterina Cornaro, regina di Cipro e mecenate delle arti. Il primo piano del Palazzo è un rigoglio di dipinti a tema equestre, che hanno ispirato il famoso salone dei cavalli. Il Palazzo, ed in particolare la Sala del Caminadù dal grande camino in marmo di Botticino, sono stati testimoni di quello straordinario connubio tra Franco Ziliani e Guido Berlucchi per la produzione in Franciacorta di un vino spumante sullo stile francese. Nei sotterranei del Palazzo si trova la cantina storica, ad una decina di metri di profondità: un percorso che si snoda tra grandi volte e gallerie, mura antiche, e distese di pupitre per la spumantizzazione, dominate dalla nicchia privata dove si conserva la prima bottiglia dell’annata 1961. A Palazzo Lana Berlucchi ha vissuto  Guido Berlucchi sino alla sua scomparsa: l'intero complesso è oggi gioiello prezioso  custodito gelosamente dalla famiglia. È inoltre sede  dell'Accademia Berlucchi - Circolo Virtuoso del Sapere, un progetto di valorizzazione  e sostenibilità  del territorio  tra Agricoltura, Territorio ed Alimentazione, Educazione, Arte e Bellezza.