Sandra Vecchi Berton - Ristorante Berton

Sandra Vecchi Berton - Ristorante Berton

Sommelier al lavoro
di Anna Basile
04 maggio 2017

Per metà emiliana per metà romagnola, sommelier e palato sopraffino, madre di due figli, moglie di Andrea Berton, allievo stellato di Gualtiero Marchesi, la storia di Sandra Vecchi Berton è legata all’alta cucina e al mondo del vino, una combinazione sublime che fa parte della sua vita da sempre.

Tratto da Viniplus di Lombardia N°12

SandraVecchiBertonPagina

«La mia storia con il vino comincia da lontano - ci racconta Sandra - forse un po’ per caso, un po’ perché è stato nella mia vita già da quando ero piccola, ancora ricordo le mie prime vendemmie nei vigneti dei miei nonni, quando pestavo l’uva con i piedi».

Una vita di esperienze e viaggi l’hanno trasformata in una curiosa esploratrice del mondo e dell’arte culinaria. E proprio durante un viaggio avviene il magico incontro con il mondo del vino, quello che segna la svolta decisiva: «Ero in vacanza allo Chèvre d’Or, un posto incantevole che amo molto, per tante ragioni, tra cui la vista mozzafiato sul mare turchese della Costa Azzurra. Mi capita tra le mani la carta dei vini del ristorante, un tomo monumentale, una sorta di bibbia di un centinaio di pagine. Ho cominciato a sfogliarlo, a leggere i nomi dei vini, e a ogni pagina ero sempre più emozionata e sconcertata allo stesso tempo, mi sembrava incredibile e non potei fare a meno di pensare a quali e quante storie potessero nascondersi dietro tutte quelle etichette. Ecco, in quel momento la mia semplice, spontanea, curiosità per il vino si è trasformata in una vera passione».

E una passione deve essere alimentata da studio e conoscenze specifiche, così Sandra decide di iscriversi al corso di sommelier organizzato dall’AIS. «Ho subito pensato di seguire i corsi AIS, non ho mai neanche preso in considerazione l’idea che potesse esserci un altro modo per conoscere il vino da vicino e diventare sommelier». I casi della vita la costringono a una pausa forzata dagli studi e dal mondo dell’Associazione, ma non dal vino ovviamente, e infatti non smette di girare per cantine e assaggiare sempre, ma il cruccio di aver sospeso gli studi rimane nel cuore e arrivata a Milano decide di riprendere quel percorso interrotto diventando sommelier nel 2013.

«Devi amare molto questo mondo per capirci qualcosa, studiare è importante ma non basta, bisogna viaggiare, visitare le cantine, conoscerne la storia, incontrare i produttori e ascoltare quello che hanno da raccontare». Curiosità e scoperta come modus vivendi, l’atteggiamento ideale per un sommelier che ha voglia di vivere il mondo del vino e cercare di farne esperienza il più possibile senza radicarsi sulle proprie certezze, sapendo scorgere sempre una storia autentica in ogni prodotto. Se un vino diventa leggenda è anche grazie alle storie degli uomini che lo hanno prodotto, del territorio in cui è nato, degli imprevisti e delle sorprese che non vanno mai visti come difetti, ma come tassello importante di una storia.

«Il vino preferito? Mah, tanti, amo soprattutto le loro storie. Sono affascinata da ciò che sfugge al controllo della volontà umana e nasce quasi per caso, in maniera imprevedibile, seguendo percorsi non programmati. Conosciamo tutti la storia dello Champagne o dell’Amarone, due vini che adoro, ecco la casualità è qualcosa che mi affascina e a volte lasciar fare al caso, al destino, può riservare sorprese uniche». Ed è ancora una magnifica casualità che lega un vino a un incontro che ha cambiato la sua vita. A Montecarlo, durante una festa organizzata da Alain Ducasse, Sandra incontra per la prima volta Andrea Berton: «Ricordo che ci hanno presentati e nell’istante stesso in cui ci siamo stretti la mano per la prima volta, ci hanno offerto due calici di Dom Perignon vintage e il primo sorso che abbiamo bevuto insieme è stato subito catturato in una foto. Sembra incredibile: primo sguardo, prima stretta di mano, primo brindisi, prima foto, tutto in una manciata di minuti». Quello stesso Champagne è stato scelto da Andrea Berton come vino per una cena preparata solo per lei, tutti i suoi 15 piatti storici in una sola sera, dalla sfera ripiena di parmigiana di melanzane al riso con i gamberi crudi, tutto per conquistarla con un romanticismo d’altri tempi.

BertonRistoranteNel 2014 il matrimonio e oggi sono inseparabili anche nel lavoro: «Il mio compito è seguire mio marito, e seguire uno chef non è una cosa facile», racconta Sandra. Della cantina di oltre 500 etichette del ristorante Berton, aperto nel 2013 nel complesso di Porta Nuova Varesine, non può occuparsi in prima persona proprio perché il suo ruolo è accompagnare il marito nei tanti impegni, «non ci sarebbe continuità, noi due siamo sempre in giro e poi lui non può fare a meno di me… io sono la sua cavia preferita ». Uno chef non smette mai di ricercare, conoscere, approfondire, «non bisogna pensare che una volta ideati un po’ di piatti uno chef smetta di sperimentare, la ricerca è il motore della creatività. Prima di testarlo, fare molte prove, mettere a punto tutti gli elementi che lo compongono, e poi occuparsi degli abbinamenti con il vino. Assaggiare i piatti è una continua crescita, e per migliorare davvero bisogna confrontarsi e assaggiare sempre anche quelli ideati da altri». La creatività non riposa mai, e quando diventa una sublime forma d’arte bisogna sapere che il lavoro che c’è dietro è sempre enorme, continuo, instancabile, «uno chef trasmette un’emozione, racconta una storia attraverso il piatto che ha ideato», come un vino racconta la storia di chi l’ha prodotto, del territorio in cui è nato e a noi sommelier non resta che imparare a leggerla e raccontarla nel migliore dei modi, perché saper raccontare storie è un’arte meravigliosa.

Ristorante Berton

via Mike Buongiorno 13 / Porta Nuova Le Varesine, 20124, Milano Tel. 02 67075801

Chef: Andrea Berton www.ristoranteberton.com

Apertura: chiuso lunedì e sabato a pranzo. Domenica tutto il giorno. Orari: dalle 12.30 alle 14.30 e dalle 20.00 alle 22.30 (Sabato e Lunedì dalle 19:30 alle 22:30) Specialità: Insolito protagonista del menu è il brodo che è la massima sintesi dell’ingrediente principale di ogni piatto. Il menu cambia frequentemente in base della disponibilità degli ingredienti.