1965-2025. Buon Compleanno AIS | Anni '70. Dall’Austerity all’esplosione del mito Sassicaia

1965-2025. Buon Compleanno AIS | Anni '70. Dall’Austerity all’esplosione del mito Sassicaia

Speciali ViniPlus
di Paolo Valente
07 luglio 2025

Anni tumultuosi e ricchi di contraddizioni. Si affermano vini a basso contenuto alcolico, ma allo stesso tempo Banfi porta il Brunello negli USA e a Bolgheri, inaspettatamente, inizia a brillare una stella di grandezza internazionale

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 28 Maggio 2025

Donna Summer cantava “I feel love”, The Rolling Stones riempivano gli stadi e i Pink Floyd chiudevano un decennio di successi con l’opera rock “The Wall”. In Italia, dai mangiadischi riecheggiavano le note di “Ti amo” di Umberto Tozzi e quelle di “Io vagabondo” dei Nomadi. I pantaloni erano a zampa di elefante e i colori vivaci dominavano sugli ampi vestiti realizzati con le prime fibre sintetiche. In questo clima, che vive gli ultimi scampoli dell’euforia del boom economico del decennio precedente, incombe la drammatica crisi petrolifera che porterà agli anni dell’Austerity, tra il 1973 e il 1974. Sono stati gli anni delle domeniche a piedi: l’uso delle auto e delle moto, così come quello delle barche e degli aerei privati, era vietato la domenica e in tutti i giorni di festa. Gli italiani si ritrovarono a passeggiare nelle strade vuote in una sorta di rito comune, di riscoperta di una dimensione tranquilla e famigliare che già allora si stava perdendo; le biciclette saltarono fuori dagli scantinati insieme a tandem e carrozzelle. Anche le insegne e le luci delle città furono spente e i cinema e teatri obbligati a chiudere alle 23, bar e ristoranti a mezzanotte. Fu uno shock improvviso che segnò il costume per anni. Seguì il periodo delle domeniche a targhe alterne, potevano circolare solo le auto con il numero finale della targa pari o dispari a seconda dalla settimana. Un paio di anni più tardi la Rai lanciò “Domenica in” per invogliare gli italiani a stare a casa anziché fare la gita fuoriporta, Carosello chiuse le trasmissioni e la televisione diventò a colori; le discoteche sostituirono le sale da ballo e sulle scrivanie comparvero i primi computer avviando il decennio verso quelli che saranno poi i favolosi e travolgenti anni Ottanta.

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E il vino? All’inizio degli anni Settanta il consumo si era attestato a oltre 113 litri pro-capite sfiorando il massimo registrato a inizio secolo, ma fu un picco a cui seguì una discesa veloce, tanto che, a fine decennio, il consumo si ridusse del 18%. Anche i gusti del consumatore cambiarono, o meglio, si affacciò una ventata salutista che impose ai produttori di proporre vini dal basso contenuto alcolico e, bizzarria, anche dal colore scarico: le tonalità intense erano diventate sinonimo di vino pesante. L’enologo Ezio Rivella ricorda in un’intervista come per il mercato americano arrivò a far produrre ed esportare fino a oltre 12 milioni di casse da 12 bottiglie all’anno di un vino frizzante con il 7,5% di alcol e un buon residuo zuccherino. Sugli scaffali dei supermercati comparvero prodotti a basso tenore alcolico che ebbero come apice, nel decennio seguente, il Turà. Ma, fortunatmente, furono anche gli anni che diedero una svolta al vino italiano. Nel 1978 viene fondata Banfi: sempre Ezio Rivella, per volere dei fratelli John e Harry Mariani, fu incaricato di creare una cantina a Montalcino tale da poter soddisfare le richieste del mercato americano, gettando le basi per il successo a livello mondiale del Brunello di Montalcino, quello che sino ad allora era stato solo il sogno di Franco Biondi Santi. Grazie a Mario Incisa della Rocchetta gli anni Settanta furono anche il momento del Sassicaia: nel 1971 esce in commercio la prima annata, la 1968, di questo vino che la famiglia produceva fin dal Dopoguerra per il solo uso famigliare.

VdT Sassicaia 1972 - Tenuta San Guido

Il Sassicaia è nato da un progetto, dal sogno del Marchese Mario Incisa della Rocchetta, piemontese, di fare un vino che ricordasse le più prestigiose bottiglie di Bordeaux. Non solo vitigni d’Oltralpe coltivati su un terreno sassoso "una sassicaia", da qui il nome, simile al suolo delle Graves, ma anche rese estremamente basse e maturazione in barrique. Accanto a sé volle, a dar forma e vita al progetto, il grande enologo Giacomo Tachis, scomparso nel 2016. La prima annata fu la 1968, commercializzata nel 1971. Dopo sole altre due annate prodotte (la 1969 non uscì), la 1972, sul mercato nel 1978, viene decretata da Decanter come il miglior Cabernet al mondo. In una degustazione alla cieca organizzata da Hugh Johnson, risultò infatti il migliore tra una trentina di campioni provenienti da tutto il globo, tra i quali comparivano anche i migliori Château bordolesi. La lungimiranza e tenacia di Mario Incisa della Rocchetta, che gli fece intuire come lo scorrere del tempo ne migliorasse le qualità, fu premiata; i riconoscimenti seguirono, numerosi e costanti nel tempo: l’annata 1985 raggiunse i 100/100 di Robert Parker, così come la 2016 e la 2021, mentre Sassicaia 2015 è stato definito da Wine Spectator miglior vino al mondo. È realizzato con 85% di cabernet sauvignon e 15% di cabernet franc, coltivati a un’altitudine tra i 100 e i 300 metri s.l.m. in vigneti con esposizione Ovest Sud-Ovest. Nel 1972, annata particolarmente piovosa, le uve hanno raggiunto perfetta maturazione anche grazie ai mesi di agosto e settembre miti e caldi. La fermentazione si è svolta in tini di rovere di Slavonia da 2 ettolitri e la maturazione di 18 mesi è avvenuta in barrique di rovere di Slavonia e di Tronçais.