1965-2025. Buon Compleanno AIS | Anni '80. La caduta e la rinascita

1965-2025. Buon Compleanno AIS | Anni '80. La caduta e la rinascita

Speciali ViniPlus
di Sara Missaglia
07 luglio 2025

C’è un prima è un dopo il 1986 per il vino italiano, con la tragedia dello scandalo del metanolo. Si riparte puntando sulla qualità e valorizzando le eccellenze, grazie anche alla nascita delle prime guide

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 28 Maggio 2025

Sono gli anni delle band musicali, gli Spandau Ballet dall’Inghilterra imperversano in tutte le radio e il Governo italiano è nelle mani del Pentapartito, con un decennio che si apre con Cossiga come Presidente del Consiglio e Andreotti che lo chiude, passando per Spadolini, Craxi e molti altri. Il Milan di Sacchi vince tutto con Gullit, Van Basten e Rijkaard e il mondo impara a conoscere il significato degli acronimi HIV e AIDS. Negli Stati Uniti Ronald Reagan domina per quasi l’intero decennio: tra conservatorismo, patriottismo e spinta economica prende il via la campagna politica “Morning in America”, ma anche in Italia, dove la strage di Bologna del 1980 sembra essere una coda delle lotte politiche e del terrorismo che hanno segnato gli anni ‘70. È il decennio del disastro nucleare di Chernobyl dell’86 a Pripyat in Ucraina, all'epoca parte dell'Unione Sovietica: per la prima volta si prende coscienza delle connessioni tra industria, energia, ambiente e salute dell’uomo, che porta l’Italia a bandire il nucleare. Il 1986 è l’anno dello scandalo del metanolo: a marzo un uomo viene ricoverato a Niguarda. Ha bevuto della Barbera. Da quel momento in poi e nel giro di pochi giorni i ricoveri aumentano e si registrano le prime vittime. Intossicazione, veleno, metanolo: 23 morti accertate. L’acido metilico è incolore, infiammabile e solubile in acqua: ha un elevatissimo grado di tossicità e, anche se ingerito in piccole dosi, provoca la morte. In caso di sopravvivenza, i suoi metaboliti (formaldeide e acido formico) avvelenano l’organismo, provocando cecità e danni al sistema nervoso centrale e ai reni. Vengono affidate le indagini al Sostituto Procuratore Alberto Nobili, che portano alle cantine Ciravegna di Narzole, in provincia di Cuneo: i titolari avevano aggiunto metanolo al vino per innalzarne la gradazione alcolica.

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Erano anni in cui, con climi molto più freddi degli attuali, la sofisticazione del vino per raggiungere “il grado” era una pratica non disdegnata da molti. Vino facile, a basso costo e di qualità discutibile, ma che mai avrebbe dovuto essere mortale. È la punta di un iceberg: durante le indagini i fiumi si tingono di rosso e il vino contraffatto viene smaltito in acqua. Le indagini alzano il coperchio su un mondo fatto di sofisticazioni, blend al nord con uve provenienti dal sud e truffe: il 1986 si chiude con una contrazione del 37% degli ettolitri prodotti e del 25% del valore della produzione rispetto all’85. Per il nostro Paese è una vera scossa: da lì in poi viene messo in atto un piano votato al bere responsabile e consapevole, in quantità e qualità. Le prime DOCG in Italia nate nel 1980 (Brunello di Montalcino e Vino Nobile di Montepulciano) sottolineano l’importanza delle Denominazioni e dei Disciplinari, e successivamente nascono le guide sul vino che premiano la qualità, come il Gambero Rosso con Slow Food e la Guida ai Vini d’Italia. Prima ancora Arcigola, nata negli anni '80 per valorizzare la cultura gastronomica italiana e trasformata poi in Slow Food, fondata da Carlo Petrini nel 1989. La Barbera viene riabilitata a prodotto qualitativo da Giacomo Bologna di Braida, il primo che la mette in barrique, compiendo un vero e proprio atto rivoluzionario, mentre lo Sforzato 5 Stelle di Nino Negri, creazione di Casimiro Maule nata nel 1983, vince nel 1989 la medaglia d’oro al Concorso Enologico di Bordeaux, emblema di una Valtellina che intende affrancarsi da una produzione massiva. È tempo di qualità, è tempo di voltare pagina.

Bricco dell’Uccellone 1982 - Braida

Era il 1982 quando Giacomo Bologna, precursore e visionario, punta su basse rese, la selezione del cru e, per la prima volta, l’uso delle barrique di rovere francese: la Barbera diventa elegante e strutturata. Con Braida indossa la veste di una nuova dignità. Un nome che non lascia indifferenti, curioso quanto basta: il vino più iconico di Braida si ispira a una donna che viveva sola in una casa vicino al vigneto e che, a causa del suo naso pronunciato e dell’abbigliamento “total black”, veniva soprannominata l’uccellone. Una strega forse o, semplicemente, una leggenda beneaugurante. Perché il Bricco dell’Uccellone dal 1982 ha trasformato la Barbera d’Asti da vino locale a protagonista della scena enologica. La prima vendemmia segna l’inizio di una rivoluzione. Queste le parole di Giacomo Bologna, riassunte nel libro di Nichi Stefi di Veronelli Editore: “per me la scelta della barrique è il frutto di una crisi dopo il viaggio in California. La benedico quella crisi, ma è stata dura, perché la barrique non fa miracoli. È solo uno strumento di cantina, niente di più: bisogna saperla usare adeguatamente. Bisogna avere un grande vino e una grande barrique. Quando sono grandi sia il vino che la botte, puoi anche sbagliare tu”. Grande lezione di umiltà e grande determinazione: il debutto sul mercato nel 1985 e, da lì in poi, solo premi ed elogi dalla critica internazionale. Il design dell’etichetta, ideato nel 1982, non è mai cambiato, diventando garanzia di eleganza e continuità.