Quel vitigno “virtuoso solo per i virtuosi": la barbera

Quel vitigno “virtuoso solo per i virtuosi

Speciali ViniPlus
di Florence Reydellet
09 luglio 2023

Con oltre 50.000 ettari impiantati, la barbera è una delle varietà protagoniste del vigneto italiano. In Lombardia si ritrova soprattutto in Oltrepò Pavese. Vinificata in purezza, in uvaggio o in assemblaggio, dà origine a vini dotati di autorevole statura

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 24 Maggio 2023+

L a barbera. Ne cantò Giorgio Gaber e ne scrisse Giosuè Carducci. Il vitigno è patrimonio prezioso del popolo italiano e sebbene talvolta qualcuno lo declini al maschile, d’abitudine “la Barbera è femmina”, per dirla con il titolo di un bel libro di Marzia Pinotti. La barbera è presente da tempo immemore in tutt’Italia. La si incontra in Piemonte – con buona probabilità sua terra natìa –, in Italia centrale, in Sardegna e in Lombardia. Qui da noi la varietà viene talvolta vinificata in purezza (Oltrepò Pavese DOC, Provincia di Mantova IGT), ma più sovente in uvaggio o in assemblaggio con uve autoctone: uva rara, croatina e ughetta in Oltrepò Pavese (come nel Buttafuoco DOC); uva rara e croatina in provincia di Milano (San Colombano DOC); groppello e marzemino nel bresciano (Riviera del Garda Bresciano chiaretto DOC). È una varietà «produttiva, costante ed eclettica», ci spiega Stefania Padroggi, proprietaria di Cà del Gè in Oltrepò Pavese, la zona dove è più presente in Lombardia. «Dà vini generalmente ricchi di colore, acidità, alcol e tannini morbidi». E proprio per la sua produttività, il vitigno ha dato luogo per molto tempo a vini dozzinali o rusticamente irruenti. Come scriveva Gianni Brera ne “La Pacciada. Mangiarebere in pianura padana” del 1973, scritto insieme a Luigi Veronelli: “il barberone pavese, per berlo bene, qualche volta bisogna attaccarsi al tavolo: ma se matura un poco, perde arroganza e diviene pastoso e civile”. Da tempo, tuttavia, i vini da barbera godono di ben altra reputazione.

Clicca sull'immagine per scaricare il PDF

“È un vitigno virtuoso solo per i virtuosi» ci dice Claudio Bisi, orgogliosamente “contadino” in San Damiano al Colle e paladino della cultivar. E infatti, qualora si vogliano ottenere vini equilibrati e di grande qualità, la varietà diventa estremamente esigente in vigna. E questo è ancora più necessario a causa dell’attuale riscaldamento climatico. «In passato si sapeva dove e come coltivare le uve, quando procedere alla loro raccolta e come gestirle in cantina per ottenere un vino costante e di pregio. Oggi ogni fase presenta rischi di imprevedibilità», sottolinea Paolo Verdi, uno dei più sensibili interpreti della barbera lombarda. Certamente, la cultivar non è fra le più colpite dall’innalzamento delle temperature. «Le temperature calde aiutano la barbera esprimersi meglio – continua Stefania Padroggi – dato che moderano la sua acidità». I principali problemi odierni riguardano invece la maturazione fenolica e l’aumento del titolo alcolometrico. «Oggi la media in alcol potenziale delle uve può raggiungere i 17 gradi», ci conferma Paolo Verdi. Per quanto riguarda la gestione della pianta in vigna, occorre notare che da sempre la barbera teme la botrytis cinerea e ancor di più la flavescenza dorata. Claudio Bisi specifica poi che «necessita di molta luce (il sole del mattino) e di molto calore (il sole del pomeriggio)». Richiede inoltre potature lunghe; sesti di impianto ad alta densità (sopra alle 6.000 piante per ettaro) e diradamenti. Paolo Verdi insiste sull’importanza dell’inerbimento che «consente al potassio di sostare nel terreno e impedisce all’acqua di ristagnare». Se la barbera venisse dunque coltivata con sesti di impianto a bassa intensità, senza diradamenti e vendemmiata casualmente, l’equilibrio verrebbe del tutto disfatto e ne nascerebbe un vino imbevibile. Siamo al cospetto di un vitigno che, se lavorato nel giusto modo, è perfettamente in grado di regalare vini pregiati e longevi. La Lombardia dovrebbe vantarsi della fortuna che ha di custodirla. E «va custodita teneramente» ci ha detto Claudio Bisi lassù in Oltrepò Pavese. Un luogo bello, dove parlare e imparare.