Quell’autoctono franciacortino che aiuta a combattere il global warming: l’erbamat

Quell’autoctono franciacortino che aiuta a combattere il global warming: l’erbamat

Speciali ViniPlus
di Paolo Valente
16 luglio 2023

Coltivato da centinaia di anni in zona, è un vitigno che, per le sue caratteristiche, si presta bene alla spumantizzazione: ottima acidità, scarsa aromaticità e pochi polifenoli. Il Consorzio Franciacorta sta investendo nella ricerca e selezione dei cloni migliori

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 24 Maggio 2023

Storica varietà dell’area del Garda, quasi del tutto abbandonata e sull’orlo dell’estinzione, l’erbamat è ritornata agli onori della cronaca da quando il disciplinare di produzione del Franciacorta l’ha accolta, per ora fino a un massimo del 10%, per affiancarla a chardonnay, pinot nero e pinot bianco. I motivi? Principalmente due. È un’uva in grado di fornire una connotazione territoriale forte e ha caratteristiche tali da compensare o integrare quelle degli altri vitigni principali, vale a dire chardonnay e pinot nero. «Dobbiamo essere consapevoli della grande opportunità che abbiamo nell’avere un’uva che è presente sul territorio da cinque secoli» ci spiega Silvano Brescianini, presidente del Consorzio Tutela Franciacorta. «Per noi italiani forse la cosa non è così evidente perché siamo circondati da bellezza e da reperti storici, ma negli Stati Uniti, per esempio, l’effetto è totalmente diverso perché la loro storia inizia appunto 500 anni fa. E parlare di un’uva presente sul territorio da così tanto tempo ha un valore enorme anche in termini di comunicazione e di storytelling”.

Clicca sull'immagine per scaricare il PDFL’erbamat è un vitigno che rispetta i tre canoni fondamentali per la spumantizzazione del Franciacorta: non è una varietà aromatica, non è una varietà squilibrata verso l’alcol ma anzi ha una buona dose di acidità e non apporta note vegetali o amare perché è povera di polifenoli. Il Consorzio, al fine di consentire la produzione di un numero di barbatelle sufficiente alle necessità della Franciacorta, si è fatto promotore anche di un percorso di selezione clonale.«L’erbamat è una varietà particolarmente soggetta alla presenza dei virus e quindi se avessimo moltiplicato partendo da piante non verificate avremmo rischiato di avere viti non necessariamente di qualità e, soprattutto, particolarmente ricche di virosi» ci spiega questa volta Mauro Tonni, consulente e agronomo, colui che ha seguito tutto questo processo. «Consiste nell’individuare piante esenti da virus e impiantarle in un vigneto di confronto da dove vengono poi selezionate le piante qualitativamente migliori. Si procede poi con la richiesta di omologa al Ministero e, una volta ottenuta, con la moltiplicazione delle piante di qualità, esenti da virosi e uniformi. Questo consentirà, nei prossimi anni, di avere a disposizione barbatelle secondo le esigenze di sviluppo dei produttori di Franciacorta”. I cloni registrati in questo momento sono due: il CF1305 e il CF1312 (dove CF sta per Consorzio Franciacorta). A livello agronomico le differenze rispetto alle altre varietà coltivate in Franciacorta sono principalmente la maturazione tardiva e la bassa fertilità basale. Se la maturazione tardiva dell’erbamat è stato proprio uno dei motivi della sua scelta volta a contrastare il cambiamento climatico e a supportare lo chardonnay che, con l’innalzamento delle temperature, potrebbe soffrire nel rapporto zucchero/acidi, questo genera però difficoltà operative. “Quello che maggiormente impatta le aziende che lo coltivano è la sfasatura temporale determinata dall’essere un vitigno tardivo che raggiunge la maturazione dalle quattro alle sei settimane dopo lo chardonnay – continua Mauro Tonni –. Ne consegue un importante disallineamento tra le operazioni da compiere sui vitigni classici e quelle da effettuare sull’erbamat». La bassa fertilità basale non è adatta a forme di allevamento con tralci corti come avviene per le altre varietà. Il guyot può essere utilizzato ma deve essere gestito con sesti d’impianto meno fitti. Per il futuro si potrebbero sperimentare altre forme di allevamento come, ad esempio, la pergola.