Gorgona, il vino della speranza

Territori
di Alessandro Franceschini
17 giugno 2025
Sull'isola-penitenziario dell'Arcipelago Toscano, Frescobaldi dal 2012 porta avanti un progetto sociale unico nel suo genere in collaborazione con la Casa di reclusione di Gorgona. Due vini, realizzati grazie al lavoro in vigna e in cantina dei detenuti.
“Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Quando si arriva all’interno del porticciolo dell’isola di Gorgona, la vista non può che adagiarsi immediatamente sul muro azzurro di una delle case dove campeggia questa frase tratta dall’articolo 27 della Costituzione. Se le cronache solitamente ci restituiscono un’immagine del sistema carcerario italiano che il più delle volte stride se confrontato con questo monito, sulla più piccola isola del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, a un’ora di traghetto da Livorno, sembra invece aver trovato, finalmente, un suo autentico compimento.
«Vi sarete accorti che Gorgona è un luogo speciale, un luogo particolare, un luogo che certe volte sento di definire magico e questa sensazione secondo me aumenta man mano che partendo dal borgo saliamo i gradini» sostiene Giuseppe Renna, direttore della casa di reclusione dell’isola dove «faticosamente la nostra amministrazione sta cercando di proporre un modello detentivo differente che si basa sul lavoro condiviso».
Qui tra lecci e olivi e circondati non solo dal mare, ma da una macchia mediterranea quasi selvaggia cresciuta su rocce identiche a quelle presenti sulle Alpi Apuane e dove i segni dell'antropizzazione sono davvero poca cosa, vivono una novantina di detenuti che scontano la fine della loro pena lavorando in una sorta di stato di semilibertà. «Qui abbiamo fornai, apicoltori, agricoltori, fabbri, elettricisti: tutti si sentono parte di una comunità, acquisiscono delle competenze che poi verranno spese all'esterno una volta usciti» spiega ancora il direttore che spesso usa la parola “speranza” nel raccontare quello che è un vero unicum all’interno sistema carcerario, non solo italiano.
Niente foto ai detenuti naturalmente, né domande personali sui reati commessi, cercando di essere sempre discreti e rispettosi negli atteggiamenti. Queste le indicazioni del direttore mentre visitiamo l’isola. Gorgona è un carcere, non bisogna mai dimenticarlo nonostante una giornata di sole, il mare cristallino che circonda l’isola, l’atmosfera rilassata. I detenuti, una volta terminati i lavori che vengono loro assegnati, tornano in cella. Sono alla fine di un percorso detentivo che li ha portati a scontare pene con condanne lunghe, per reati seri, omicidi, sebbene nessuno di loro abbia fatto parte della criminalità organizzata o stia scontando pene per stupri e pedofilia.
Il progetto vinicolo e la collaborazione con Frescobaldi
Tre detenuti, che nei momenti di maggior bisogno diventano quattro, scelti dalla direzione del carcere, svolgono un lavoro differente rispetto agli altri. Anche loro sono regolarmente assunti, ricevono uno stipendio mensile e hanno la possibilità di acquisire competenze e professionalità che una volta terminata la pena, potranno utilizzare in libertà.
Si occupano di mantenere 2,3 ettari di vigna presenti sull’isola e di gestire una piccola cantina, una specie di vero e proprio garage, dove vengono vinificate le uve di ansonica, vermentino, sangiovese e vermentino nero che poi daranno origine a due vini. Imparano a potare e a capire quando eseguire i trattamenti di zolfo e rame - qui è tutto biologico –, a vendemmiare e a vinificare. Insomma, a portare avanti tutte le operazioni che poi daranno origine a vini che devono inoltre avere standard qualitativi molto elevati: sia il vino bianco, quello prodotto in maggior quantità con circa 9000 bottiglie l’anno, che le poco più di 1000 bottiglie di rosso, vengono poi vendute a cifre importanti e che non temono il confronto con vini di alto lignaggio prodotti altrove e in altre situazioni non solo ambientali, ma soprattutto sociali.
Ad aiutare e coordinare il lavoro in vigna e cantina ci sono gli agronomi e gli enologi di Frescobaldi, presente sull’isola dal 2012, da quando decise di rispondere positivamente alla richiesta di aiuto della ex direttrice del carcere dell’isola, in cerca di una cantina che potesse, all’interno di un progetto rieducativo dei detenuti, dare un senso compiuto a un ettaro di vigna piantato nel 1999. Oggi la vigna è più che raddoppiata, occupa la parte più riparata dai venti dell’isola, snodandosi dal porto su fino a circa 200 metri di altitudine, sfruttando anche delle terrazze recentemente vitate. L’obiettivo futuro è quello di allargarsi ancora, vento di libeccio permettendo, in una zona più esposta dell’isola.
«Per noi è un motivo di orgoglio essere qui e poter fare questo percorso con i detenuti» spiega Lamberto Frescobaldi. «Contribuiamo a dare una ragione per svegliarsi al mattino e occuparsi di una cosa, una bottiglia di vino, che poi girerà il mondo e si porterà dentro la storia di persone, di gioie e sofferenze, dolori, voglia di riscatto e di speranza». Un progetto, quello di Frescobaldi, che durerà ancora un bel po’ di tempo, poiché recentemente il DAP (Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria) di Roma ha rinnovato l’accordo fino al 2049.
Il vino
Se il vino rosso è prodotto in pochissimi esemplari, frutto della vinificazione di pochi filari dell’antico vermentino nero e di sangiovese e poi affinati in un orcio di terracotta a partire dal 2015, il vino di Gorgona è soprattutto quello bianco, ottenuto da vermentino in prevalenza e poi da ansonica, due varietà storiche del tratto di costa sul quale si affaccia l’isola. Le vigne sono esposte a est, allevate a guyot su terreni sabbiosi con rocce metamorfiche di origine magmatica. Una volta vinificato sull’isola, viene trasportato con delle barrique esauste sulla terra ferma, a Firenze, dove viene imbottigliato ed etichettato.
Il clima per la viticoltura, sull’isola, è sostanzialmente ideale, come ricordano Nicolò d’Afflitto, enologo e direttore di tutte le tenute e cantine di Frescobaldi, e Francesco Duranti, agronomo e winemaker qui sull’isola. «Cosa dà maggiormente fastidio? Il vento, soprattutto quello di libeccio e scirocco, che possono fare un po' di danni, ma contribuiscono anche loro a rendere l'uva di Gorgona particolare».
In commercio, presentato in anteprima sull’isola, c'è ora il millesimo 2024, sempre con l'originale etichetta ideata da Simonetta Doni dello Studio Doni & Associati. Figlio di un’annata tardiva da queste parti, con le uve di vermentino raccolte a metà settembre e quelle di ansonica un mese dopo, ha un'alcolicità moderata, 12,5%, una decisa sapidità al palato con profumi che ricordano la macchia mediterranea (rosmarino e salvia), che d’altronde domina la vegetazione dell'isola. È un vino attuale, vuoi per la piacevole bevibilità che lo contraddistingue, vuoi per la delicata ma articolata trama olfattiva. Ma è soprattutto un vino che prova a dare una concreta opportunità di riscatto a storie drammatiche, altrove senza speranza.