Pia Donata Berlucchi: gusto, eleganza e ferrea passione

Pia Donata Berlucchi: gusto, eleganza e ferrea passione

Interviste e protagonisti
di Sara Missaglia
11 gennaio 2024

Un’azienda franciacortina che affonda le sue radici nel XIX secolo, e che non ha mai smesso di cogliere la sfida del cambiamento. Quella di Fratelli Berlucchi è una storia legata alla terra. Ed è la storia di Pia Donata

Tratto da ViniPlus di Lombardia - N° 25 Novembre 2023

Si può essere Berlucchi a modo proprio: quando nasci in una famiglia numerosa è il destino a scegliere per te la strada giusta. Pia Donata Berlucchi è figlia di Antonio: suo nonno era quel Francesco che si innamorò perdutamente di Giustina, figlia del Conte Ignazio de Terzi Lana, proprietario della Tenuta di Borgonato di Corte Franca, nel cuore della Franciacorta. Alla morte del Conte, Antonio, che era diventato un ingegnere esperto in dighe e condotte per centrali idroelettriche, ricevette in eredità una parte dell’azienda. Oggi la Cantina è di proprietà di Pia Donata, Francesco, Gabriella, Marcello e Roberto, che proseguono l’attività del padre Antonio. Rimasta orfana di papà ancora bambina (Antonio morì all’età di 57 anni), Pia Donata cresce con la mamma, vedova a quarant’anni con cinque figli. Una famiglia numerosa, da mandare avanti con l’aiuto del figlio maggiore Francesco, già allievo del Politecnico di Milano, senza accantonare la passione per la musica come pianista. «Erano gli anni in cui cadde la mezzadria» ci racconta Pia Donata, «in quel momento si dovette decidere se vendere i terreni o se passare a una gestione imprenditoriale con operai agricoli. Mia mamma e mio fratello maggiore tentarono l’impresa, e tutti i mezzadri rimasero con noi, trasformati in dipendenti con stipendio e contributi.

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Questa è la bellezza della grande famiglia: non abbiamo licenziato nessuno, e nessuno è andato via. Ognuno faceva la sua parte». C’è un grande senso di appartenenza alla comunità di Franciacorta nelle sue parole, un legame fortissimo che si è tradotto negli anni anche in sostegno e aiuti concreti. Pia Donata parla della mamma con un amore profondo che gli anni non hanno scalfito, e la ricorda come un grande esempio di onestà, educazione, gentilezza e cortesia. Sul concetto di gentilezza tornerà più volte nel corso del nostro incontro, sottolineando quanto possa rappresentare per lei e per la sua famiglia un elemento portante. È dalla mamma che ha imparato che il valore non ha sesso. «È solo l’articolo a essere maschile», dice sorridendo. Pia Donata sembra non avere età, e quando ti aspetti risposte scontate, lei cambia sempre ritmo e prospettiva: «il segreto per non invecchiare è stato l’amore per lo sci. Le mie rughe sul viso altro non sono che le valli delle mie discese sulle nevi dell’Alto Adige». Occhi azzurro cielo di primavera, si muove con grazia ed eleganza nella Tenuta: veloce, perché è da una vita che non ha tempo da perdere: «credo nel rigore, nell’educazione e nella puntualità. Prima di pretendere, dai, e non dimenticare di mettere sempre l’uomo al centro dell’universo». Gli occhi guizzano, lo sguardo è attento, ama raccontarsi. È dotata di rara bellezza, eppure non smette di ironizzare sul profilo del suo naso: verrebbe da dire aristocratico, così da ricordare il volto di tante donne famose, da Meryl Streep a Barbra Streisand. Quello che i più scambiano per un difetto estetico, per Pia Donata è un punto di forza: una Cleopatra dei giorni nostri, fiera e consapevole del suo grande fascino. Equilibrio nelle sue parole e nei suoi gesti, come la sua capacità di essere pragmatica e, al tempo stesso, visionaria e amante dell’arte e della letteratura. Tutto un gioco di proporzioni che torna nella storia di famiglia, in quel loro essere “agricoli”, legati alla terra, e ingegneri: natura e razionalità, fuori e dentro il controllo. Ammirazione e affetto sono i primi sentimenti che Pia Donata suscita: è sempre in azienda, la sua vita è lì. Age quod agis, le ripeteva la mamma: se non vuoi fare qualcosa adesso, cambia il momento, vivi il tuo presente al meglio: e consigliava di mettere su l’acqua per il tè e di mangiare una fettina di torta. Dolcezza come antidoto per le asperità della vita, dalla versione di greco alla grandine in vigna. Pia Donata di momenti ne ha cambiati tanti: doveva fare il medico, ma poi ne ha sposato uno. Si è trovata immersa nella realtà aziendale forte di grande entusiasmo, formandosi sul campo anche negli aspetti legati alla gestione economica. Metteva l’orgoglio da parte e cercava di imparare il più possibile, chiedendo e osservando: carta assorbente degli eventi, dei ritmi delle stagioni, delle sensazioni dei vini. Nel vino c’è la sua storia: «la mia più grande soddisfazione è voltarmi indietro e vedere cosa ho fatto. Non sono i premi, che non ricordo più, ma le persone ad aver fatto la differenza. Ho vissuto onestamente, e intorno alla nostra azienda ho sviluppato una comunità che oggi ci è vicino con affetto e stima. Per me l’azienda è un coacervo di terra, stagioni, meraviglie della natura, anime, affetti, sentimenti: un luogo dove, se c’è un dispiacere, tutti piangono, ma se c’è una gioia, tutti ridono».

Intorno a lei gli antichi edifici restaurati del 1200, ricchi di affreschi perfettamente conservati: più in là le cantine di vinificazione, le pupitre, i generatori delle straordinarie bollicine. Negli spazi una rara commistione tra le tradizioni della storia familiare e una operatività moderna e tecnologicamente avanzata. Pia Donata è stata più volte raccontata come una donna dal polso di ferro e dal guanto di velluto, una sorta di Thatcher della Franciacorta: per sei anni Presidente nazionale dell’Associazione Donne del Vino, oggi è punto di riferimento per l’intera comunità vitivinicola. «In un mondo di uomini sono sempre stata trattata con rispetto. Rispetto è l’unica parola al mondo che si pronuncia nello stesso modo in tutte le lingue. È l’ingrediente fondamentale che tiene insieme il mondo, e su cui è possibile costruire le basi per il nostro avvenire». Alle donne dice: «Fate vedere quello che siete. Fatelo con gentilezza, educazione e rispetto». Pia Donata crede nelle nuove generazioni, e oggi si divide tra azienda, amore per la letteratura e università, dove è invitata a tenere conferenze per diffondere la cultura del vino: parla di storia e di bere responsabile, di classici greci e latini e di ambiente pedoclimatico, in uno straordinario connubio che la vuole innamorata dell’umanità. Con i giovani instaura un flusso energetico: instancabile e paziente, non racconta mai cosa c’è in un calice di vino, ma cosa c’è “oltre”: «ma chi ha detto che ai ragazzi non piace la storia? Dalla Georgia ai Romani, la storia del vino non ha confini. Al termine della conferenza, di fronte a tanti applausi, mi commuovo». Thatcher sì, ma con un grande cuore. Determinata, idealista, forte nelle sue convinzioni, così si rivolge ai giovani: «non abbiate paura a chiedere, non abbiate paura, apritevi all’altro». È la sintesi della sua vita: oggi è il Presidente dell’azienda vitivinicola, e racconta che durante i Consigli di Amministrazione lascia immancabilmente spazio a figli e nipoti: un’azienda che è una famiglia, nei confronti della quale Pia Donata sa fare un passo indietro, e ascoltare. Ma è sempre l’unica che, per prendere la parola, non ha bisogno di alzare la mano: «la cosa che esigo, al di là dei contenuti, è la forma. Mai una espressione fuori posto, mai un gesto che non sia grazia e gentilezza». Questa è la regola, che rispetta con la grande responsabilità da “buon esempio”. «Se tu hai un nemico davanti, ti trovi di fronte a due scelte: o lo uccidi, o lo tiri dalla tua parte: mia madre mi ha insegnato questa seconda possibilità. E ho cercato sempre di applicarla». Classe ed eleganza, che proseguono oggi con la terza generazione: Nicola, Tilli, Alessandro, Elena, Antonio, Ignazio, Antonello, Gabriella, Lorenzo, Matteo e Sebastiano. Il concetto economico di family company per Fratelli Berlucchi (ma anche nipoti, verrebbe da dire) è una realtà con cui misurarsi quotidianamente. «Siamo undici cugini, insieme stiamo affrontando un passaggio generazionale» ci racconta Nicola Berlucchi, ingegnere di fama internazionale, esperto in restauro architettonico monumentale, Consigliere dell’azienda. Classe 1963, è figlio di Roberto, Pia Donata è la zia: nell’intreccio dei legami familiari c’è il segreto di questa dinastia: «senza titoli ma con tanta storia, con un progetto di crescita dalle attuali 350.000 bottiglie a 500.000, puntando sempre all’eccellenza e a un posizionamento di mercato più alto». Il driver per il cambiamento passa attraverso una moderna identità voluta dalla famiglia Berlucchi. Si chiama Freccianera, e rappresenta un nuovo modo di essere Fratelli Berlucchi. Freccianera è il nome che nel 2014 venne dato al Franciacorta Brut Millesimo 2007, prodotto in serie limitata: un nome che portò fortuna, ispirato al design del famoso art publisher Franco Maria Ricci. Venne scelta un’etichetta nera, nuova e dirompente soprattutto per l’epoca. «Le nuove etichette parleranno solo di Freccianera: proprio noi che siamo attaccati alle radici, affrontiamo questo cambiamento con entusiasmo. Saranno i vini a parlare di noi e lo faranno attraverso i Freccianera, in una nuova collezione dei nostri storici millesimati». Non basta cambiare abito per acquisire una nuova identità: e infatti, in questo caso, non si parla certo di packaging. Si tratta invece di un percorso che Pia Donata ben conosce e che ha sposato senza riverse, come attesta il suo abbraccio quasi materno alle sue bollicine, nella versione storica e contemporanea. Il Franciacorta è uno spumante unico: si esprime senza fretta, per valorizzare quel terroir del tutto particolare, fatto di colline di detriti lasciati dal ghiacciaio che plasmò la Valle Camonica con la formazione del Lago d’Iseo. Pia Donata e suo nipote, a fianco, vicini e uniti: il tempo sembra non essere un limite, ma una vera risorsa. D’altro canto, si sa, la grandezza non si misura in secondi: l’obiettivo è diventare l’azienda che si è, facendo crescere le persone. Come scriveva San Giovanni Crisostomo, “i Magi non si misero in cammino perché avevano visto la Stella, ma videro la Stella perché si erano messi in cammino”. La Famiglia Berlucchi ha trovato la sua. Che brilla, su sfondo nero.